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NOVENTA - Gli operai sono tornati al loro posto di lavoro lunedì, primo giorno dopo tre settimane di sequestro. L’unica area della BC Service di Noventa che resterà inaccessibile sarà il capannone dove il 16 settembre è morto Giuliano De Seta, 18 anni, residente a Ceggia, studente dell’Itis Da Vinci di Portogruaro, al suo quarto giorno di stage in un’azienda che lui conosceva bene, avendoci lavorato per tre mesi la scorsa estate. A chiedere e ottenere il dissequestro di gran parte dello stabilimento da parte dal giudice per le indagini preliminari di Venezia, sono stati gli avvocati Elisa Finotto e Alessia Telesi, legali del titolare della BC Service, Luca Brugnerotto, accusato di omicidio colposo per l’incidente mortale capitato allo studente. Con lui, iscritti nel registro degli indagati, anche la professoressa Anna Maria Zago, preside del Da Vinci; Sandro Borin, responsabile della sicurezza dello stabilimento, e Attilio Sguerzi, docente e tutor scolastico del diciottenne.
LA SUPER-PERIZIA
L’unica area non liberata dal giudice è stata quella dov’è avvenuto il fatto.
IL QUESITO
In sostanza si dovrà capire com’è stato possibile che una lastra di ferro lunga poco meno di un metro, spessa 35 centimetri, dal peso di 15 quintali e appoggiata su dei cavalletti a 50 centimetri da terra, abbia colpito in testa, sfondandone il cranio, e al petto, rompendogli le costole, il diciottenne Giuliano De Seta. La perizia si svolgerà in contraddittorio: a tirare le fila sarà un perito nominato dal giudice che raccoglierà il lavoro dei consulenti di Procura, difese e famiglia di De Seta, assistita dall’avvocato Luca Sprezzola. Verrà fatta la descrizione dei luoghi e una sorta di inventario dei materiali. E poi «quale forza sia necessario imprimere alla lastra (in verticale) per causarne la caduta in verticale». Ma anche «se questa manovra sia compatibile con una manovra effettuata manualmente da un singolo lavoratore, anche in forma accidentale».
L’incidente probatorio verterà sulla traiettoria di caduta dai cavalletti della lastra, anche in caso uno dei lati del piano fosse agganciato attraverso delle catene a un carroponte: questo nonostante un primo sopralluogo abbia dimostrato come le catene non ci fossero. E dovrà essere chiarito se, anche con la lastra agganciata al carroponte, Giuliano sarebbe stato colpito lo stesso. Ma soprattutto, se le condizioni di stage rispettavano le norme di sicurezza sul posto di lavoro. C’è poi l’incrocio dei dati tecnici con l’esito dell’autopsia e le dichiarazioni rese in questi giorni dai tanti testimoni ascoltati. Tra le dichiarazioni anche quelle di chi racconta di aver visto Giuliano in piedi e poi aver sentito il tonfo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino