“Nella società di oggi conviene essere egoisti perché l’altruismo non è più un valore condiviso”: questa opinione, volutamente...
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Secondo il regista tedesco Wim Wenders, “gli angeli dei nostri tempi sono tutti coloro che si interessano agli altri prima di interessarsi a sé stessi”. E il Nordest ha come caratteristica e tradizione peculiare proprio la presenza di un grande numero di associazioni che operano nei settori più disparati: dalla cultura al tempo libero, dallo sport all’ambiente. Quelle che meglio possono rappresentare l’identità dell’area, però, sono forse quelle che operano nel volontariato sociale. È anche grazie a loro, infatti, che in questi anni il sistema ha potuto (meglio) reggere il peso della crisi e contrastarne gli effetti. L’azione delle persone che operano all’interno delle organizzazioni di volontariato è una delle chiavi di volta che consentono di comprendere come il tessuto sociale si auto-organizzi nella ricerca di dare risposte a bisogni sociali che trovano sempre più difficoltà all’interno dei percorsi istituzionali.
Nonostante il ruolo fondamentale che l’azione volontaria e gratuita riveste nella quotidianità delle comunità locali, emerge che il 26% dei rispondenti non riconosce nell’altruismo un valore condiviso, individuando nell’egoismo il vero segno del tempo. Questa non è certamente una quota trascurabile, ma resta comunque una minoranza dell’opinione pubblica. Inoltre, il dipanarsi degli anni della crisi non ha sostanzialmente mutato l’orientamento, rimasto stabile rispetto al 2010 (24%).
È tra gli under 25 che registriamo la minore sensibilità all’idea che l’egoismo sia l’atteggiamento più conveniente al giorno d’oggi (15%). Al contrario, i giovani tra i 25 e i 34 anni e gli adulti tra i 55 e i 64 anni sono quelli in cui l’accordo verso l’opinione proposta appare più popolare (rispettivamente: 50% e 31%). D’altra parte, queste sono le due componenti anagrafiche che più hanno pagato e stanno pagando gli effetti della crisi: un atteggiamento più distaccato potrebbe essere legato anche a questo fattore. Le classi d’età centrali (35-54 anni), invece, si attestano intorno al 22-23%, e un valore assimilabile è rintracciabile anche gli over-65 (23%).
Consideriamo poi il fattore religioso. Tra i non praticanti e quanti frequentano saltuariamente la messa osserviamo dei dati in linea o leggermente superiori alla media dell’area (rispettivamente: 26 e 30%). Tra i praticanti assidui, invece, la percentuale scende al 21%.
Infine, vediamo gli orientamenti tra le categorie socio-professionali. Tra operai (26%) e impiegati (27%) l’accordo con l’opinione proposta non si discosta molto da quello rilevato per la popolazione in generale. Studenti (15%), liberi professionisti (19%) e casalinghe (22%), invece, appaiono i meno disponibili a riconoscere all’egoismo il predominio sull’altruismo. Imprenditori e lavoratori autonomi (45%), disoccupati (35%) e pensionati (29%), al contrario, sembrano essere quelli che più spesso individuano nell’egoismo il sentimento più frequente nella società odierna.
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Il Gazzettino