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VENEZIA - I lavoratori dipendenti del settore privato del Nord lavorano quasi 2 mesi in più all'anno dei colleghi del Sud e, alla luce di ciò, i primi percepiscono una retribuzione giornaliera del 34% più alta dei secondi. Un dato che riguarda anche il Veneto, solo che qui la paga giornaliera è del 23% più rispetto al Sud. Anche nel Mezzogiorno si lavora molto e, probabilmente, anche di più che in altre aree del Paese; purtroppo, lo si fa in «nero». Lo rileva la Cgia secondo la quale il vero problema è la diffusione del sommerso che rende l'occupazione del Mezzogiorno fragile e povera. Se non si comincia a contrastare efficacemente il lavoro irregolare, il divario Nord-Sud è destinato ad aumentare, danneggiando tutto il Paese. Secondo la Cgia nel 2021 il numero medio delle giornate retribuite al Nord, su dati Inps, è stato pari a 247, al Sud, invece, a 211. Pertanto, nel settentrione un ipotetico operaio ha lavorato 36 giorni in più che corrispondono a quasi 2 mesi lavorativi «aggiuntivi» rispetto a un collega meridionale. Per quanto concerne la retribuzione media giornaliera lorda, nel Nord si è attestata attorno ai 100 euro e in meridione sui 75. Di conseguenza, la paga giornaliera al nord è mediamente più elevata del 34% rispetto a quella percepita nel Mezzogiorno. Al sud si lavora meno, oltre per la presenza di un'economia sommersa perchè c'è poca industria, specie hig-tech, e una limitata concentrazione di attività bancarie, finanziarie ed assicurative. Il mercato del lavoro è caratterizzato da tanti precari, molti lavoratori intermittenti, soprattutto nei servizi, e tanti stagionali legati al mondo del turismo. Inoltre, si fa meno ricerca, meno innovazione e il numero dei laureati che lavorano nel Sud è contenuto. La combinazione di questi elementi fa sì che gli stipendi percepiti dai lavoratori regolari siano statisticamente più bassi della media nazionale.
Ecco le differenze
Emergono anche delle differenze territoriali molto marcate. Se nel settentrione il valore medio dei salari del 2019 era sui 40 euro circa, al sud era di 30 euro con una variazione del 33% a vantaggio del Nord. Nel 2021 la retribuzione media giornaliera più alta d'Italia è stata per i dipendenti del privato nella provincia di Milano (124 euro). Poi quelli di Bolzano (104,8 euro), Parma (103,8), Bologna (103,4), Modena (102), Roma (101,3), Reggio Emilia (100,6), Genova (99,8), Trieste (99,4) e Torino (98,5). Gli stipendi giornalieri più bassi, invece, sono stati pagati a Trapani (67,1 euro), Cosenza (66,8), Vibo Valentia (66,7) e, infine, a Ragusa (66,5). Gli operai e gli impiegati con il maggior numero medio di giornate lavorate nel 2021 sono stati quelli a Lecco (259,5 giorni). Seguono i dipendenti privati di Vicenza (258,2), Treviso (256,9), Lodi (256,7), Pordenone (256 giorni), Bergamo (255,6), Padova (255,4), Cremona (254,8i), Reggio Emilia (254,1) e Modena (252,2).
Il Gazzettino