Toccava la sua nipotina, nonno condannato a 4 anni

Toccava la sua nipotina, nonno condannato a 4 anni
MIRANO - Condannato a 4 anni, il doppio di quanto aveva chiesto la stessa accusa. Quei toccamenti che per ben due anni un nonno aveva riservato alla nipote che si affacciava...

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MIRANO - Condannato a 4 anni, il doppio di quanto aveva chiesto la stessa accusa. Quei toccamenti che per ben due anni un nonno aveva riservato alla nipote che si affacciava all'adolescenza, per il giudice dell'udienza preliminare di Venezia, Alberto Scaramuzza, non possono essere considerati una violenza di minore gravità.


Sentenza senza ulteriori sconti, dunque, per un 76enne residente nel Miranese imputato di violenza sessuale a danno di minorenne.
Ieri (nella foto il tribunale di piazzale Roma), quando il gup ha letto la sua decisione, la madre della ragazzina è uscita dall'aula in lacrime, a fianco del marito. Un pianto liberatorio per una famiglia duramente provata da questa vicenda.
Era stata proprio lei, ad un pranzo in famiglia di quattro anni fa, a notare quelle strane carezze che il suocero faceva di furtivo a sua figlia, all'epoca 12enne. A quel punto aveva interrogato la ragazzina che aveva riferito delle attenzioni a sfondo sessuale che il nonno paterno le aveva riservato, in più occasioni, quando restavano soli, anche per pochi minuti, approfittando dell'assenza della moglie.


IL PROCEDIMENTO

L'inizio di un procedimento che ieri è arrivato a un primo punto fermo con la chiusura del processo di primo grado, celebrato con il rito abbreviato, che già prevede la riduzione di un terzo della pena. Oltre ai 4 anni di reclusione, il giudice Scaramuzza ha condannato l'uomo al risarcimento delle parti civili, fissando una provvisionale di 20mila euro per la nipote e di 5mila a testa per i genitori. Soldi da versare subito, in attesa che il Tribunale civile stabilisca la cifra del risarcimento finale. Tra le altre pene accessorie, l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e il divieto di avvicinarsi ai minori per un anno.
Nelle precedenti udienze il pubblico ministro, Giorgio Gava, aveva chiesto la condanna dell'imputato a due anni, ritenendo che i fatti potessero essere considerati di minore gravità. Contro questa impostazione si erano battuti gli avvocati Barbara De Biasi e Giovanni Coli, costituitisi parte civile rispettivamente per la bambina e per i suoi genitori.
Il difensore dell'uomo, l'avvocato Ernesto La Massa, da parte sua, aveva puntato molto sull'età del pensionato e sulla sua formazione che, inizialmente, non gli avrebbe fatto comprendere la gravità dei fatti. Solo dopo un percorso avrebbe preso coscienza del male fatto.


Ora si riserva di ricorrere in appello, dopo aver letto le motivazioni, che saranno depositate entro tre mesi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino