TREVISO - Da anni non riusciva più a masticare, mentre ora può chiudere la bocca e mangiare grazie a un delicato e complesso intervento di chirurgia maxillo...
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La struttura trevigiana, sottolineano dalla Ulss 2 veneta, è uno dei pochi centri italiani dove viene effettuato questo tipo di intervento. Oltre a causare alla giovane dolori lancinanti permanenti - riferiscono i sanitari - la malattia aveva seriamente compromesso la funzionalità delle sue mandibole, impedendole la chiusura della bocca e quindi la funzione della masticazione, con tutti i problemi correlati a cominciare dall'impossibilità di assumere cibi solidi. L'intervento è durato più di 5 ore, ed è stato studiato e portato a termine da Guarda Nardini, primario dell'Unità di Chirurgia maxillo facciale, affiancato da Mirko Ragazzo. Dopo l'operazione la paziente ha ricominciato a masticare ed è stata dimessa dopo 5 giorni di ricovero.
«È stato commovente, già al risveglio - racconta il primario - sentire la ragazza che diceva che finalmente riusciva a far toccare i denti in maniera corretta. A distanza di un mese i risultati sono ottimi» e ora la giovane prosegue la riabilitazione grazie a uno "Spring Bite" messo a punto sempre da Guarda Nardini. Lo specialista, già presidente della Società italiana delle disfunzioni e algie temporo-mandibolari e con 200 pubblicazioni all'attivo sul tema, alcuni anni fa fu il secondo in Italia a eseguire la sostituzione completa di articolazione con protesi standard, non ancora su misura come in questo caso.
Al Ca' Foncello ha creato un ambulatorio dedicato, in grado di offrire possibilità terapeutiche a 360 gradi. «La giovane ci è stata inviata dai colleghi dell'università di Padova, affinché potesse essere sottoposta a una eventuale terapia correttiva - afferma Guarda Nardini -. Il quadro si presentava particolarmente complesso: la patologia aveva causato il grave riassorbimento dei condili mandibolari (il processo osseo che si estende per costituire l'articolazione vera e propria), con la conseguenza di un'apertura permanente del morso, escludendo solo gli ultimi denti». Dopo avere acquisito le immagini del massiccio facciale attraverso una Tac tridimensionale, i medici trevigiani sono ricorsi alle «più moderne tecniche digitali a disposizione - riporta una nota - per ricreare al computer la corretta posizione dei denti e quindi definire l'esatta entità della porzione ossea persa con l'aggressione dell'artrite».
Il primario spiega che «questi dati sono stati indispensabili per realizzare le protesi in titanio dei condili e quelle in resina degli acetaboli, ossia le cavità articolari.
Il Gazzettino