MANZANO e CORNO DI ROSAZZO (Udine) - Mentre continuano nel massimo riserbo, da parte dei carabinieri della Compagnia di Palmanova, le indagini per capire dove possa trovarsi la...
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Il luogo in cui le vittime dei rastrellamenti sarebbero state portate si troverebbe su un’altura oggi raggiungibile solo a piedi, tramite sentieri difficili da individuare, avvolti in un bosco non curato e pieno di rovi. È lì, semi inghiottito dalla vegetazione, che sorgerebbe il rudere dell'edifico che un tempo, nel’45, sarebbe stato usato per portare i prigionieri, interrogarli, torturarli e ucciderli. Non si tratta, quindi, della vecchia villa diroccata che si scorge all’ingresso dell’abitato di Oleis-Poggiobello, molto in vista, con accesso dalla strada asfaltata, e un panorama mozzafiato sui colli. Il “mattatoio” sorgerebbe in un bosco tra Poggiobello e Noax, in punto decisamente nascosto.
Sulla “foiba”, invece, c’è chi dice si tratti di una fossa - quindi uno scavo nella terra e non un inghiottitoio naturale -, e chi addirittura di più fosse: i cadaveri, insomma, non si troverebbero tutti insieme ma in più sepolture, su questa colline. Dove non si sa. A parere di alcuni pure al limitare delle vigne. I ricordi si sovrappongono, si intrecciano. C’è chi racconta di donne che, fino a qualche anno fa, andavano a portare dei fiori, percorrendo tratti a piedi nei boschi, evidentemente in punto dove sapevano essere state uccise, o sepolte, delle persone. Non si sa dove. Ma da dove giungevano le vittime? Dove sarebbero state catturate? Molte dalla vicina provincia di Gorizia ma c’è chi racconta anche da Corno di Rosazzo, Dolegnano e San Giovanni. Il mistero, insomma, si infittisce. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino