Due pazienti Covid portati a Noale: bufera fra Cgil e Ulss 3

L'ospedale di Noale
LA POLEMICA VENEZIA Nella cronistoria del coronavirus Noale si era guadagnata un posto in prima pagina a fine aprile. Nel reparto di Lungodegenza dell’ospedale della...

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LA POLEMICA
VENEZIA Nella cronistoria del coronavirus Noale si era guadagnata un posto in prima pagina a fine aprile. Nel reparto di Lungodegenza dell’ospedale della città dei Tempesta scoppiava un focolaio con oltre 30 casi. Quello stesso ospedale di comunità ora torna sugli altari della cronaca sospinto dal vento di una polemica nata dalla decisione dell’Ulss 3 di spostare proprio a Noale alcuni pazienti positivi al virus. Apriti cielo.


L’ACCUSA
La miccia l’accende l’arrivo ieri mattina, a Noale, di due pazienti positivi al virus in precedenza ricoverati all’Angelo di Mestre. La prima ad alzare gli scudi è la Cgil Funzione Pubblica. Ricordando che «la Direzione ha ignorato le nostre richieste» la Cgil bolla come «una scelta incomprensibile e pericolosa» quella di trasferire pazienti Covid a Noale dove «la struttura non è attrezzata a trattare questa tipologia di pazienti, vista la vocazione ambulatoriale e territoriale e non ospedaliera. Questo viene confermato dal fatto che uno dei due pazienti, un ottantasettenne, è stato ritrasferito con il 118 nel reparto di provenienza perché non era possibile gestirlo all’interno dell’ospedale di comunità».
All’allarme lanciato dalla Cgil «preoccupata» anche «per i lavoratori», ha fatto eco Gabriele Scaramuzza, segretario regionale di Articolo Uno: «La scelta è semplicemente priva di senso, e desta preoccupazione - le sue parole - Quello di Noale è infatti un ospedale di comunità, cui è connessa l’unità riabilitativa territoriale, e quindi una struttura intermedia con finalità in prevalenza riabilitative, non attrezzata per la gestione di pazienti covid-positivi». «Non ho notizie al riguardo, chiederò informazioni alla direzione generale», il commento della sindaca, Patrizia Andreotti.
LA DIFESA
In serata, attesa, è arrivata la replica dell’Azienda ospedaliera, affidata al direttore sanitario dell’Ulss 3, Michele Tessarin: «Si tratta di un paziente clinicamente guarito dall’infezione ma ancora positivo al tampone nasofaringeo dopo il quattordicesimo giorno, e in attesa dunque di negativizzarsi». 
Il trasferimento, spiega Tessarin «era necessario perché a casa dello stesso paziente non ci sono le condizioni igienico sanitarie adatte al contenimento di un eventuale contagio: è una decisione che previene la salute collettiva e quella dello stesso paziente, e permette di liberare posti letto per pazienti acuti che hanno necessità di essere ricoverati. Le modalità non comportano il minimo rischio né al resto dei pazienti, né agli operatori che lavorano nella struttura sanitaria di Noale». 
A curarlo «solo un operatore socio sanitario, debitamente protetto che vigila sul corretto rispetto dell’isolamento». E il paziente riportato a Mestre? «È stato ritrasferito per sopraggiunte motivazioni cliniche».

Nicola Munaro
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Il Gazzettino