La battaglia contro il green pass non si ferma: nuova protesta in piazza. Il prefetto: «Multeremo tutti»

La manifestazione non green pass a Treviso
TREVISO - I contagiati, in tre giorni, sono arrivati a quota 540. Il Covid allunga nuovamente la sua ombra inquietante, i vertici dell'Usl incrociano le dita perché gli...

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TREVISO - I contagiati, in tre giorni, sono arrivati a quota 540. Il Covid allunga nuovamente la sua ombra inquietante, i vertici dell'Usl incrociano le dita perché gli ospedali non tornino a riempirsi ma i No vax, No pass e No mask - sempre che ci siano tutte queste differenze - non si fermano, continuano imperterriti nella loro protesta, incuranti del pericolo di alimentare la pandemia. E anche ieri, sabato 31 luglio, sono scesi in piazza. Erano molti meno rispetto a sabato scorso, ma sono tornati a Treviso, Castelfranco e Montebelluna. E continueranno a farlo. Nei gruppi social la parola d'ordine si ripete: «Scenderemo in strada ogni sabato».

PREOCCUPAZIONE
L'andamento delle due ore di manifestazione è stato tenuto sotto controllo dal prefetto Maria Rosaria Laganà, costantemente informata di tutto quello che stava accadendo: «Mi hanno riferito che i manifestanti erano molto meno rispetto a una settimana fa», osserva. Il prefetto non si scompone più di tanto di fronte all'annuncio che appuntamenti di questo genere si ripeteranno ogni sabato per chissà quanto tempo ancora: «Ognuno impiega il tempo come meglio ritiene», replica. Non nasconde però una certa preoccupazione anche se cerca di evidenziare gli aspetti positivi: «Più aumentano i vaccinati, più dovremmo stare tranquilli rispetto ad una eventuale recrudescenza dei contagi gravi. Speriamo però sempre nel buon senso di tutti». E sulle sanzioni per un manifestazione ancora una volta non autorizzata, garantisce il pugno di ferro: «Come per la settimana scorsa, saranno visionati i filmati e valutate tutte le violazioni». La Digos prenderà in esame i video e passerà a setaccio i volti, senza mascherina, di chi c'era. In Procura intanto c'è già un fascicolo aperto per manifestazione non autorizzata con i primi nomi delle persone identificate sabato scorso. E dopo quanto visto ieri, l'elenco di chi rischia un'incriminazione è destinato ad allungarsi.

BANDIERE
In piazza dei Signori erano circa 350 i manifestanti veri, sembravano di più per via dei trevigiani a spasso il sabato pomeriggio. Non certo la folla di sabato scorso, le duemila persone che hanno creato un mega assembramento. Tutti come sempre rigorosamente senza mascherina, accalcati, convinti che dietro il Green pass e il vaccino ci siano chissà quali complotti. Però c'è stata più tensione, più nervosismo. Un paio di volte sono scoppiati accesi battibecchi tra manifestanti e gente di passaggio. In un caso sono dovuti intervenire due agenti della questura in borghese per calmare i bollenti spiriti. La troupe di Antennatre invece, giornalista con operatore, è stata spintonata, provocata con insulti assortiti - il più tenue: Venduti - e si è dovuta allontanare per evitare altre scintille. Ma i cartelli contro i giornalisti e la stampa si sono sprecati, così come gli interventi dal palco improvvisato: media, il presidente del consiglio Draghi, amministratori e politici di ogni livello sono finiti nel tritacarne di chi è convinto che sia in atto un piano diabolico per sottomettere l'umanità intera. In mezzo alla variegata folla, tra ex forconi, indipendentisti, gente veramente convinta della macchinazione globale, c'è anche chi ha partecipato solo per la voglia di capire: «Sono una mamma, sono vaccinata e ho anche la mascherina - dice una giovane sui trent'anni - sono qui solo per curiosità, per sentire cosa muove questa gente». Impossibile cercare di parlare con gli altri, con quelli che ripetono libertà, che urlano assassini non si sa bene a chi: «Non parlate con la stampa, non accettate le provocazioni», sono le parole appena viene avvistato un taccuino aperto o un microfono. La sensazione è che più di qualcuno invece non aspettasse altro che essere provocato.

I NODI


La manifestazione abusiva, non ha avuto capi. Ma, per la seconda settimana di fila, a prendere il megafono e ad arringare la folla si sono viste le stesse facce, compresa l'infermiera dell'Usl 2 a rischio sospensione che, ormai, non si nasconde più: i punti di riferimento della protesta, insomma, sembrano non cambiare. Preoccupato anche il sindaco Mario Conte: «Ognuno è libero di manifestare le proprie idee purché venga fatto in sicurezza e nel rispetto dei diritti degli altri. Democrazia significa confronto e rispetto».
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Il Gazzettino