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ROVIGO - Un'intervista accorata, di uno dei pilastri della resistenza polesana al Covid, Simone Bombonato, che con un velo di commozione ha descritto i propri sentimenti in un giorno particolare, il cosiddetto V-Day, quando è stato, proprio per il suo ruolo di coordinatore infermieristico della Terapia intensiva del San Luca, nel gruppo dei primi 40 vaccinati. «Dopo mesi e mesi di fatiche, dopo tanti decessi e tanto dolore aveva sottolineato - è importante vedere un filo di luce. Il vaccino per noi significa la speranza di poter piano piano tornare a vivere in maniera umana. Non esco più di casa da settembre, lavoro 12 ore al giorno, la mia vita è arrivare a casa, mangiare e dormire, e riprendere. Oltre alla fatica immane, è devastante dal punto di vista psicologico, vedo gente piangere tutti i giorni. E in tutto questo è cambiato anche l'atteggiamento della gente: non ne possiamo più e sentire certi commenti incredibili, fa rabbia e demoralizza».
No Vax
Parole che non possono lasciare indifferenti e che, invece, hanno registrato, sui social, una serie di commenti inqualificabili, offese e perfino di peggio, da parte di qualche personaggio che più che esternare la propria paura nei confronti del vaccino ha manifestato tutta la propria bassezza morale.
Vaccino anti Covid
Essere infermieri, ribadisce l'Opi veneto, «significa anche promuovere la salute: vaccinarsi oggi è imprescindibile per la salute propria, dei propri cari, dei propri assistiti, per tutti, nessuno escluso. Vaccinarsi significa anche pensare agli altri. Questo significa essere un vero infermiere, un autentico professionista, una persona seria, consapevole e responsabile».
F.Cam.
Il Gazzettino