Asili, la Regione accelera per la riapertura, no di dirigenti e personale

Si studia se e come aprire asili nido e scuole dell'infanzia
ROVIGO I nidi e le scuole dell’infanzia di Rovigo e Venezia, dal primo giugno, aperti in via sperimentale. È questo il piano della Regione presentato, l’altro...

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ROVIGO I nidi e le scuole dell’infanzia di Rovigo e Venezia, dal primo giugno, aperti in via sperimentale. È questo il piano della Regione presentato, l’altro giorno, da Manuela Lanzarin ed Elena Donazzan, assessori rispettivamente alla Sanità e al sociale e alla Scuola e lavoro, ad Anci, Fism, Assonidi Confcommercio, Aninsei Confindustria e alla Federazione dei pediatri di base. Il progetto pilota prevede, una volta ottenuto il via libera della comunità scientifica, l’apertura per tutta l’estate della scuola dell’infanzia e dei nidi per permettere ai genitori di rientrare al lavoro senza chiedere aiuto ai nonni per accudire i figli. Una sorta di centro estivo diretto alla fascia 0-6 anni all’interno delle strutture educative ormai chiuse da oltre due mesi.


IL VERTICE
Ieri mattina, i dirigenti dei quattro istituti comprensivi della città e l’assessore all’Istruzione Roberto Tovo si sono incontrati per fare il punto sulla situazione di personale ed edifici in vista del rientro. Il piano programmatico della Regione prevede l’organizzazione in classi di massimo 5 bambini con un educatore di riferimento, per facilitare il monitoraggio epidemiologico. Non solo. I bambini dovranno restare distanziati così come i diversi genitori, le entrate e le uscite saranno scaglionate e ci sarà una completa rimodulazione degli orari di frequenza. Altro obbligo, la sanificazione e l’igiene di ambienti e dei piccoli alunni con uno stretto controllo sanitario sulla presenza di eventuali sintomi influenzali.

I DIRIGENTI SCOLASTICI
«Non abbiamo ricevuto indicazioni in merito alla riapertura delle scuole dell’Infanzia - spiega il dirigente del Comprensivo 3 Fabio Cusin, ieri dal vicesindaco per fare il punto sulla possibile riapertura - per il momento si tratta solo di un’ipotesi, anche se noi dirigenti le notizie le apprendiamo ormai dalla stampa o, all’ultimo minuto, dalle conferenze stampa. Certo che non è facile organizzare in pochi giorni la riapertura dei plessi, dobbiamo predisporre gli ambienti e organizzarci con il personale».
Non d’accordo, invece, con la trasformazione degli asili in centro estivi, il consigliere della Fism provinciale Nicola Morini: «In queste condizioni non apriremo. Non abbiamo alcuna intenzione di trasformarci in babysitter - spiega il rappresentante delle Paritarie - siamoi organizzati per offrire servizi educativi, non servizi alle famiglie o alle industrie. Le paritarie non sono in grado di sostenere i costi di tante piccole sezioni da 5 bambini, anziché 29. Se ci costringessero ad aprire, bloccando la cassa integrazione dei nostri insegnanti, senza però darci un cospicuo aiuto economico, dopo un mese le scuole paritarie di tutta la provincia sarebbero costrette a chiudere i battenti».
Ieri mattina i dirigenti dei Comprensivi della città hanno manifestato all’assessore all’Istruzione non poche preoccupazioni anche in merito al nuovo anno scolastico che partirà a settembre. Il Comune e i prèsidi delle diverse scuole della città hanno analizzato anche alcuni ex edifici scolastici che potrebbero essere utilizzati per ospitare le nuove classi, in caso il Governo, come annunciato nei giorni, punti al frazionamento delle “classi pollaio”. Tra i plessi che potrebbero essere riaperti, in via emergenziale, l’ex scuola Riccoboni di via Marconi (in corso di restauro per ospitare il nuovo comando della Polizia locale) e l’ex asilo di via Alfieri (rimesso a nuovo grazie a un bando regionale e in attesa da tre anni di ospitare le associazioni) Escluso, invece, l’ex liceo Celio di via Badaloni già assegnato al nuovo Innovation lab che dovrebbe essere inaugurato in autunno. «Stiamo facendo varie ipotesi - conferma Tovo - che andranno però concordate con i dirigenti scolastici. Ci sono al momento vari plessi da valutare, il tutto dipenderà dalle linee guida che saranno definite, ma anche dal fatto che gli eventuali edifici siano già interessati da interventi per altre finalità».

Perplessità da parte dei dirigenti anche del possibile rientro, a settembre, in aula attraverso la turnazione degli alunni. «Non ci sono abbastanza insegnanti - spiega Cusin - secondo questo piano non è funzionale, in particolare per la primaria. Senza contare il problema della vigilanza per i bambini che restano a casa davanti al pc. La cosa migliore da fare è fare tornare tutti in classe e se ci sarà un ritorno della pandemia, continuare l’anno con le lezioni online». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino