Semaforo verde dalla Commissione europea, quella che si occupa di evitare le concentrazioni di mercato (antitrust), per l’acquisto da parte della giapponese Nidec della...
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GUERRA DI MERCATO
Nel primo caso Mel, che per ora produce solo quelli a velocità fissa, avrebbe margini più ampi di espansione visto che il futuro, già a partire dal 2021, sarà gradualmente tarato sulla modalità “variabile”; produzione alla quale Italia Wanbao Acc dovrà adeguarsi rapidamente sopperendo così ai mancati investimenti del gruppo cinese. Investimenti sempre promessi nel corso dei cinque anni di gestione ma mai realizzati. Anzi, il sito è stato persino depotenziato chiudendo anche le linee per la produzione di una parte della componentistica (statori e rotori) che oggi arrivano a Mel solo grazie ad un accordo verbale intercorso tra il gruppo cinese e Maurizio Castro, il manager esperto del settore che in questi mesi di bonaccia gestionale ha cercato di governare la rotta di una nave senza timoniere con l’obiettivo di trovare nuovi acquirenti attraverso un commissariamento.
STRITOLATI DAI COLOSSI
Con la mossa Nidec, è evidente che Mel non avrà più la possibilità di produrre presso di sé almeno una parte (si sperava almeno in un 50%) dei volumi Secop (1,5 milioni di pezzi l’anno) contendibili grazie alla cessazione della sua attività già ufficialmente annunciata per giugno. Nidec diventa così molto più aggressiva a diretto scapito di Mel potendo contare su uno stabilimento in Europa occidentale baricentrico rispetto ai grandi produttori del freddo.
La mossa Nidec (13% di quota di mercato in Europa cui si aggiunge ora il 10% di Secop) apre di fatto una micidiale guerra concorrenziale nel settore per attaccare il leader Jiaxipera (38%), con il rischio che Mel col suo 7% venga stritolata dai colossi.
TURBOLENZE POLITICHE
A queste turbolenze, si aggiunge l’incertezza “politica” su chi guiderà il commissariamento straordinario di Mel, concesso nei giorni scorsi dal Tribunale di Venezia. A tutti i tavoli ministeriali la figura accreditata coralmente era stata quella di Castro che già si calò nella stessa veste per portare il sito di Mel fuori dalla tempesta provocata dal clamoroso fallimento da 450 milioni di euro della Acc Compressors. Ma le sue quotazioni, secondo fonti bene informate, sarebbero in ribasso a vantaggio di Anna Di Pasquale, ovvero l’avvocato friulano in quota alla maggioranza di governo giallo-rossa che ha avuto anche l’incarico di commissario giudiziale, mentre Castro scende, evidentemente in ragione della sua appartenenza politica di segno opposto. E a poco conta la sua enorme esperienza a fronte della totale estraneità al settore della Di Pasquale.
I CONTENDENTI
Due figure diverse, due professionalità e due strategie diverse: quella “minimalista” di una Di Pasquale ritenuta «digiuna» di competenze specifiche e che prevede di contenere i costi tarando la produzione su 1 milione 700 mila pezzi l’anno, e quella “espansiva” di un Castro «esperto» che mira ad aggredire il mercato con 2 milioni 200 mila pezzi. C’è poi da mettere in sicurezza dal catena delle forniture, perché oggi Mel dipende ancora dai cinesi. Il 19 il Mise dovrebbe sciogliere il nodo della nomina. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino