Il nostro Nevegal non vuole morire. Scatta la protesta degli operatori

Il nostro Nevegal non vuole morire. Scatta la protesta degli operatori
BELLUNO - A vederle da lontano, sembrano tre bandiere bianche. Sono apparse ieri mattina in Nevegal: tre lenzuolate appese ai tre pali della luce che si affacciano sul Piazzale....

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BELLUNO - A vederle da lontano, sembrano tre bandiere bianche. Sono apparse ieri mattina in Nevegal: tre lenzuolate appese ai tre pali della luce che si affacciano sul Piazzale. Ma sventolano bandiera bianca: tutt'altro. Lanciano un segnale: il Nevegal non è morto e venderà cara la pelle.




Perché gli operatori non hanno nessuna intenzione di veder morire il loro lavoro, oltre che la loro montagna. E da qui alla scadenza del 30 settembre metteranno in atto una serie di azioni per cercare di salvare il Colle dalla fine. La prima mossa è quella di una lettera inviata al sindaco Massaro e firmata da tutti gli operatori del Colle, persone fisiche che perderebbero il  proprio lavoro in caso di chiusura della località turistica. La seconda mossa è proprio quella dei tre striscioni. Accompagnata da un tam-tam mediatico sui social network per dimostrare che il Nevegal ha ancora il motore acceso. Già oggi molti locali sono aperti e offrono intrattenimento. Moltissimi lo saranno anche il prossimo fine settimana. E il 30 settembre (neanche a farlo apposta), ci sarà sul Colle una manifestazione sportiva in grado di richiamare centinaia di atleti e appassionati della corsa in montagna. È la dimostrazione che qualcosa si può ancora fare. Basta crederci. 
IL PIAZZALELa domanda però è un'altra: il Comune ci crede al Nevegal? È questo, in soldoni, il messaggio lanciato dagli striscioni apparsi ieri in Piazzale. Senza punto di domanda, perché gli operatori si sono fatti la loro idea di cosa non stia funzionando e di chi sia la colpa. «Comune di Belluno: da grifone a struzzo» dice il primo cartello, con riferimento al simbolo di Belluno, un grifone appunto. Quanto allo struzzo, l'araldica non c'entra; lo chiarisce il secondo cartello («Non siamo tutti struzzi»), con la dichiarazione di intenti degli operatori. Poi, il terzo striscione: «Per il Nevegal: sviluppo sociale, turismo inverno + estate... o solo lupi?». 
LA LETTERALa domanda è più o meno la stessa messa nero su bianco su un documento che gli operatori hanno inviato a Palazzo Rosso. Destinatario il sindaco Massaro, «che ha ricevuto la lettera venerdì alle 11.50» fa sapere Irma Visalli, che in questa fase sta coordinando la battaglia di trincea per difendere il Colle. Gli operatori analizzano la situazione. E chiedono un incontro urgente al primo cittadino. Perché «se chiudono gli impianti in Nevegal, il danno, anche solo per la stagione invernale, sarebbe enorme e comporterebbe conseguenze occupazioni, economiche e sociali - scrivono rifugisti, albergatori e associazioni -. Sarebbe un danno di immagine che potrebbe compromettere il settore turistico nel suo complesso anche per la città, il territorio provinciale e regionale. Gli impianti sono solo un elemento strumentale che, come altra parte delle infrastrutture, serve da supporto per garantire accessibilità e fruizione ad altre risorse e mete che non ne possono prescindere. Nel rispetto quindi delle diverse competenze e possibilità, serve una decisione condivisa di quali siano gli investimenti utili per reggere il sistema di offerte integrato che caratterizza il Nevegal. Serve una chiara visione politica che identifichi quale ruolo occupa il Nevegal nel complessivo governo della città e del territorio, in base alla quale si assumano decisioni strutturali che travalichino l'approccio emergenziale. Serve una nuova governance per il Nevegal di domani, con un accordo che definisca quali siano i compiti della parte pubblica e quali quelli della parte privata. Serve in definitiva agire su due fronti: quello dell'emergenza immediata per evitare la chiusura degli impianti; e quello di una visione di sviluppo del Nevegal». 

LA RICHIESTALe parole però non bastano: serve concretezza. Anche perché il tempo stringe: il 30 settembre, se non cambierà la situazione, il Nevegal avrà un cartello con la scritta «chiuso». Gli operatori chiedono un supporto politico forte. A cominciare da Palazzo Rosso, per arrivare fino in Regione Veneto. Il conto alla rovescia per la mission impossible è partito. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino