In tre anni chiusi 270 negozi: «E il peggio deve ancora arrivare»

In tre anni chiusi 270 negozi: «E il peggio deve ancora arrivare»
TREVISO - Altri 103 negozi in meno nell'ultimo anno, più di 270 in un triennio. I numeri certificano come il commercio al dettaglio sia oggi il comparto più in...

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TREVISO - Altri 103 negozi in meno nell'ultimo anno, più di 270 in un triennio. I numeri certificano come il commercio al dettaglio sia oggi il comparto più in sofferenza del sistema economico trevigiano, tra onda lunga della pandemia, mutamenti nelle abitudini dei consumatori, concorrenza delle grande distribuzione organizzata e delle piattaforme on line. E ora i rincari delle bollette energetiche, combinati all'inflazione che incide sulla capacità di spesa dei clienti, rischiano di assestare un'ulteriore spallata. Dalla Camera di Commercio, ente che ha sotto controllo tutte le dinamiche del mondo economico provinciale, non esitano a parlare di «bomba ad orologeria pronta ad esplodere nei prossimi mesi». Con le conseguenze facilmente immaginabili sull'impoverimento del tessuto urbano e sul presidio del territorio. L'Ascom lo ha ripetuto più volte: «I servizi di prossimità sono a forte rischio, se chiudono i negozi per via dei costi si spengono le luci nei paesi».


L'ANALISI
Proprio la periodica rilevazione curata dall'Ufficio studi camerale, relativa al terzo trimestre dell'anno, conferma la dinamica al ribasso del comparto. Se a settembre, al netto delle nuove aperture, mancano all'appello 27 esercizi al dettaglio rispetto a tre mesi prima, anche la platea delle vendite all'ingrosso continua ad assottigliarsi: meno 103 rappresentati dal 2021, meno 241 rispetto a tre anni fa. Nel complesso il bilancio nati-morti delle imprese commercio trevigiano è in rosso del 3,2% rispetto al pre-Covid. Contrazione che la crescita delle filiali locali di società con sede principale al di fuori della provincia (più 22 da settembre 2019) non basta a compensare. Non se la passano molto meglio neppure le attività dei servizi di ristorazione: il calo ammonta a 19 imprese nell'ultimo trimestre estivo e a 73 su base annuale, tendenza appena mitigata dall'incremento della componente artigiana. Ma, fatti salvi costruzioni, attività immobiliari e servizi alle imprese (di cui riferiamo nell'articolo sopra), il rapporto sancisce come in gran parte dei settori produttivi della Marca sia definitivamente esaurito (almeno per quanto riguarda la demografia d'impresa) lo slancio avviato all'indomani della fase più grave dell'emergenza Covid. Mentre pesano sempre più il caro- energia e il contesto nazionale e internazionale.


IL CONFRONTO


Tornando al commercio i dati camerali, peraltro, fanno il paio con quelli del recente indagine dell'Osservatorio di Confcommercio provinciale, secondo cui circa 1.550 ditte del terziario rischiano di abbassare per sempre le saracinesche se non verrà rapidamente neutralizzate l'escalation delle bollette. Lo stesso Mario Pozza ammonisce riguardo al prossimo futuro: «Temo che nei prossimi mesi, e soprattutto con il giro di anno, la natività - mortalità d'impresa potrà peggiorare - rimarca - Bisogna intervenire in fretta per mitigare gli effetti dei rincari energetici. Continuo ad incontrare esercenti che, nella disperazione, mi comunicano che sono costretti a chiudere e a lasciare a casa i propri collaboratori. Famiglie che rimangono senza reddito, città che si svuotano, centri che rimangano senza i negozi di vicinato, filiere d'impresa che si interrompono». Per questo il presidente della Camera di commercio trevigian- dolomitica, ma anche come massimo rappresentante di Unioncamere regionale, rilancia l'appello all'esecutivo e alla politica porre la questione come principale priorità: «Ribadisco che bisogna fare presto. Il Sistema Camerale è presente e sollecita il nuovo Governo, a proteggere chi fa impresa. Sono necessari interventi per oggi, ma anche una visione strategica di lungo periodo sulla politica energetica nazionale, dopo i tanti errori commessi in passato».

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Il Gazzettino