VENEZIA - Operazione Camaleonte, il più grosso colpo inferto alla criminalità organizzata a Nordest. E' la clamorosa operazione scattata oggi in diverse province...
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LA CONFERENZA STAMPA IN DIRETTA
Le persone coinvolte sono 58. Di queste, 13 sono state condotte in carcere, altre 14 sono agli arresti domiciliari. Per 6 persone la misura cautelare è quella dell'obbligo di presentazione, e per altre 6 è scattato il divieto di esercitare impresa per un anno.
Le forze dell'ordine hanno eseguito una cinquantina di perquisizioni, fra Treviso, Vicenza, Padova, Belluno, Rovigo, Reggio Emilia, Parma, Milano e Crotone. Le indagini, partite alla fine del 2015, sono relative alle infiltrazioni nel tessuto economico portate avanti in questi anni dalla criminalità legata al clan dei cutresi. Sono stati eseguiti anche numerosi sequestri, per un valore complessivo di 20 milioni di euro.
IL CLAN - LA COSCA GRANDE ARACRI
Il clan di riferimento che operava in Veneto è la 'ndrina Grande Aracri, una cosca malavitosa o 'ndrina della ndrangheta calabrese che opera a Cutro, in Calabria, al nord, in Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e all'estero in Germania. I membri di spicco sono Nicolino Grande Aracri (1959), detto Il professore o Mano di gomma, capobastone arrestato con dote di "Crimine internazionale" ricevuta da Antonio Pelle e referente per il crotonese succeduto ad Antonio Ciampà, nonché capo crimine della Calabria centro-settentrionale.
IL METODO E I LEGAMI CON GLI IMPRENDITORI VENETI - ECCO COME FUNZIONAVA - VIDEO
I componenti della cosca avvicinavano gli imprenditori e si insinuavano nelle aziende attraverso prestiti e taglieggio, fino ad impossessarsi delle aziende stesse, controllandole dall'interno, mettendo in atto anche operazioni di riciclaggio. In alcuni casi questo avveniva con la connivenza di imprenditori veneti. Il procuratore capo ha sottolineato che questa operazione accerta la presenza delle cosche sul territorio. L'obiettivo della criminalità organizzata era riciclare denaro e acquisire capacità di ricchezza. Alcune attività sono state aggredite "fisicamente": dopo un primo approccio, come soci, amministratori o dipendenti, i componenti dei clan passavano ai prestiti usurari agli imprenditori, specie quando gli imprenditori tentavano di uscire dal giogo delle pressioni mafiose. Da qui la reazione dei malavitosi che hanno messo in atto anche aggressioni fisiche nei confronti degli imprenditori. Alcuni imprenditori, invece, hanno avallato le false fatturazioni per evadere il fisco e anche a fini personali.
NON SONO PIU' INFILTRAZIONI MA PRESENZA
«In Veneto non si può più parlare di infiltrazioni delle mafie ma di una presenza, una realtà che però è controllabile grazie al solido tessuto sociale». Lo ha detto il Procuratore di Venezia Bruno Cherchi, dopo il blitz contro la 'ndrangheta compiuto da Carabinieri e Guardia di finanza.
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I NOMI DEGLI ARRESTATI
In carcere
Adriano Biasion
Gaetano Blasco
Francesco Bolognino
Michele Bolognino
Sergio Bolognino
Donato Agostino Clausi
Vito Gianni Floro
Leonardo Lovo
Giuseppe Richichi
Francesco Scida
Pasquale Scida
Mario Vulcano
Ai domiciliari
Antonio Brugnano
Marco Carretti
Angelino Crispino
Tobia De Antoni
Giuseppe De Luca
Rocco Devona
Salvatore Innocenti
Sergio Lonetti
Antonio Genesio Mangone
Vincenzo Marchio
Antonio Mazzei
Mario Megna
Domenico Nardella
Domenico Pace
Obbligo di presentazione
Francesco Agostino
Idriz Ahmetaj
Antonio Carvelli
Luca De Zanetti
Emanuel Levorato
Stefano Marzano
Divieto di esercitare impresa per 12 mesi
Adrian Arcana
Eugen Arcana
Ferdinando Carraro
Federico Schiavon
Ilir Shala
Loris Zaniolo
Il Gazzettino