Scovate due navi romane sepolte nella laguna: «Una scoperta epocale»

Nave romana scoperta nella laguna di Grado
GRADO - Dopo il ritrovamento, ai primi di luglio, in prossimità del canale di accesso alla laguna di Grado, dei resti di una nave romana fatta risalire tra la fine del...

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GRADO - Dopo il ritrovamento, ai primi di luglio, in prossimità del canale di accesso alla laguna di Grado, dei resti di una nave romana fatta risalire tra la fine del II e gli inizi del I secolo avanti Cristo, da parte dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Udine, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia di Trieste, nello spazio acqueo antistante il lungomare di Grado è stato scoperto un secondo relitto, costituito da alcuni corsi di fasciame - sempre assemblati tramite mortase e tenoni - ed elementi dell'ossatura dello scafo riconducibili alla fiancata di una nave. Per questo secondo relitto è possibile fornire un'indicazione cronologica più precisa grazie al rinvenimento di un'anfora del tipo Lamboglia 2 arcaico, che colloca il naufragio tra la fine del II e gli inizi del I secolo avanti Cristo.


I risultati di questa campagna di rilevamento sono stati illustrati, l'altro giorno, a Palasso Clabassi, sede distaccata della Soprintendenza, nel corso di una conferenza stampa alla quale erano presenti Simonetta Bonomi, Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia; Roberto Pinton, Magnifico Rettore dell'Università degli Studi di Udine; Claudio Kovatsch, Sindaco del Comune di Grado; Lorenzo Pella, Comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Udine; Massimo Capulli, Docente di Metodologie della ricerca archeologica presso l'Università degli Studi di Udine.

MONITORAGGIO
«Una della attività più fruttuose nell'ambito dei servizi preventivi del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Udine - ha spiegato il Maggiore Lorenzo Pella - è quella che viene condotta a tutela dei siti archeologici sommersi, e che consente, ad ogni edizione, di effettuare importanti rinvenimenti di natura archeologica attraverso un lavoro sinergico con la Soprintendenza e il Dipartimento di Studi umanistici dell'ateneo udinese».

RICCHEZZA
«Queste eccezionali scoperte frutto della preziosa collaborazione tra la Soprintendenza, l'Arma dei Carabinieri e il nostro Ateneo ha detto il rettore Roberto Pinton confermano la straordinaria ricchezza culturale del Friuli Venezia Giulia. Un patrimonio archeologico sommerso che i docenti del nostro dipartimento di studi umanistici e del patrimonio culturale, coinvolgendo anche gli studenti, hanno nel corso degli anni contribuito a valorizzare».

ECCEZIONALITÀ


«Quando i relitti sono due, entrambi di epoca romana, distanti tra loro solo 2 km in linea d'aria, uno in laguna e l'altro in mare, - ha spiegato Massimo Capulli, docente di Metodologia della ricerca archeologica all'Università di Udine e coordinatore delle ricerche subacquee - siamo di fronte a una scoperta che non esito a definire straordinaria. Due inedite testimonianze archeologiche di quello che doveva essere il sistema portuale diffuso della metropoli Aquileiese, in cui lo scalo gradese costituiva una vera cerniera tra le rotte marine e la vasta continuità d'acque interne fluvio-lagunari dell'arco adriatico».
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Il Gazzettino