Tragico Naufragio della Norman Atlantic: l'armatore Visentini a processo

La Norman Atlantic
PORTO VIRO - Sarà un processo ad accertare le responsabilità del tragico naufragio della motonave Norman Atlantic, nel canale di Otranto, al largo delle coste...

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PORTO VIRO - Sarà un processo ad accertare le responsabilità del tragico naufragio della motonave Norman Atlantic, nel canale di Otranto, al largo delle coste albanesi, avvenuti nella notte tra il 27 e il 28 dicembre 2014, dopo un incendio scoppiato a bordo costato la vita a 31 persone, 11 morti per assideramento e annegamento, 19 mai ritrovati e ancora dispersi mentre il corpo di un ragazzo mai identificato è stato trovato carbonizzato nel relitto, ritenuto uno dei giovani clandestini che erano saliti a bordo nascosti nei camion, oltre al ferimento di una sessantina dei circa 500 passeggeri.  

CANTIERI POLESANI 
Una vicenda che tocca da vicino anche il Polesine, visto che la Norman Atlantic, il cui primo nome era stato Akeman Street, è stata costruita a Porto Viro nel 2009 dalla Visemar, società nata da una partnership tra i Cantieri navali Visentini e l’agenzia marittima veneziana Tositti. La Visemar aveva noleggiato la motonave alla società greca Anek Lines che la utilizzava come traghetto sulla rotta Italia-Grecia. E il legale rappresentante della Visemar è l’armatore Carlo Visentini, che ieri è stato rinviato a giudizio dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Bari Francesco Agnino insieme agli altri 31 imputati, i due legali rappresentanti della Anek Lines, il comandante Argilio Giacomazzi e 26 membri dell’equipaggio, oltre alle due società Visemar e Anek Lines.
L’INCHIESTA
L’accusa è di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime oltre a numerose violazioni sulla sicurezza e al Codice della navigazione. Secondo quanto emerso dalle indagine coordinate dai sostituti procuratori Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano le fiamme sono divampate a partire da un camion frigorifero che era stato lasciato con il motore acceso perché non c’erano abbastanza prese di corrente per tutti i camion a bordo. Poi ci sarebbero state altre negligenze e successivi errori, come un impianto antincendio inadeguato e l’attivazione sul ponte sbagliato, oltre all’allarme dato in ritardo, che avrebbero fatto sì che le fiamme divampassero fino a divenire incontrollabili.
IL PROCESSO

Il processo inizierà il 26 febbraio 2020 dinanzi alla II sezione del Tribunale di Bari nell’aula bunker di Bitonto. Le parti civili costituite sono sei. Massimiliano Gabrielli, componente del pool di avvocati “Giustizia per Norman Atlantic” che rappresenta una trentina di parti civili tra familiari delle vittime e naufraghi, a margine dell’udienza ha commentato: «Una prima importantissima certificazione sulla gravità delle condotte non solo a carico di una buona parte dell’equipaggio, che avendo un obbligo non solo morale ma anche giuridico ha abbandonato la nave e i passeggeri al loro destino, ma anche e sopratutto delle compagnie di navigazione che hanno consapevolmente accettato un rischio consentendo l’imbarco di camion frigo in misura superiore alle capacità della nave. Per questo è stata contestata a tutti l’aggravante della colpa cosciente e la nostra richiesta di danni punitivi per circa 27 milioni di euro servirà a riequilibrare il sistema». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino