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FRIULI - L’incertezza sul futuro, la precarietà del lavoro, spesso l’assenza e i pochi servizi per le neomamme sul territorio, “spengono” la natalità. Certo, potrebbero sembrare esempi banali, ma questa volta sono stati messi nero su bianco da una indagine sulla natalità fatta dall’Aied, l’associazione per l’educazione demografica che in regione ha il volto dell’ex assessore regionale dei Verdi, Mario Puiatti. Proprio l’Aied ha sentito un campione di donne dai 18 ai 59 anni che ha risposto a un questionario dal quale è emerso chiaramente che molte di loro i bambini li farebbero, eccome, ma ci sono troppe incertezze sul futuro, anche in un regione come il Friuli Venezia Giulia che in ogni caso ha una qualità di vita decisamente buona e dei parametri sociali e occupazionali che hanno ripreso quota dopo la pandemia. Eppure il numero dei nuovi nati è sempre in discesa e se sino a cinque, sei anni fa gli stranieri tenevano botta, ora, invece, anche loro si fermano a un figlio, due al massimo.
LA SINTESI
La maggior parte delle donne sentite è al corrente della bassa natalità (88 per cento) e si dichiara preoccupata (85 per cento) considerandolo un sintomo di sfiducia nelle istituzioni e per l’invecchiamento della popolazione.
LE DOMANDE
Entrando maggiormente nel dettaglio dell’indagine ci sono da vedere prima di tutto l’età delle donne che ha risposto. Ebbene, dai 18 ai 30 è stato il 32 per cento, dai 31 ai 41 il 27 per cento e infine dai 42 ai 59 il 37 per cento. Interessante anche la nazionalità: il 3 per cento extracomunitaria, il 5 europea e l’89 per cento italiana.
LE CAUSE DEL CALO
Una delle domande fondamentali dell’indagine Aied è quella relativa alle cause del calo delle nascite. In questo caso si potevano dare tre risposte. Ebbene, il 56 per cento delle donne spiega che si tratta di questioni economiche, il 50 per cento per la mancanza di lavoro, il 53 per cento per l’insicurezza del lavoro, ma c’è anche un 12 per cento che ha detto che i figli sono un ostacolo alla carriera, così come il 33 per cento ha puntato il dito contro la carenza di strutture per la famiglia, asili nido, pochi congedi parentali penalizzazioni sul lavoro e il 10 per cento ha affermato di essersi separata. Un altra domanda che deve far riflettere è stata: ha avuto il numero di figli che desiderava? Il 63 per cento ha detto di sì, il 2 per cento ne voleva di meno e il 3 di più. Una appendice la merita la fecondazione assistita. La domanda era semplice: ha fatto ricorso alla fecondazione assistita? Il 72 per cento ha risposto che non è stato necessario, il 7 per cento ha detto di sì, il 3 per cento ha detto no per problemi economici e il 16 per cento non l’ha fatto perchè era contraria. Infine l’ultima domanda, altrettanto importante: quali sono i fattori importanti per decidere di avere figli? Il 45 per cento ha parlato di disponibilità economica, il 40 per cento della necessità di avere un lavoro, il 26 per cento di avere una casa, il 59 per cento di avere una relazione stabile con il partner, il 4 per cento di essere sposata, il 32 per cento di avere fiducia sul futuro, il 22 per cento la necessità di politiche adeguate per la famiglia.
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Il Gazzettino