Scadono le misure cautelari: il tribunale rimette in libertà i narcos legati alla 'ndrangheta

Tribunale
VENEZIA - Quattro presunti narcotrafficanti che la Procura indica come legati all'ndrangheta calabrese sono tornati in libertà perché nel provvedimento di rinvio...

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VENEZIA - Quattro presunti narcotrafficanti che la Procura indica come legati all'ndrangheta calabrese sono tornati in libertà perché nel provvedimento di rinvio dell'udienza il giudice non avrebbe esplicitato che gli imputati erano già stati ammessi al rito abbreviato, facendo scadere la misura cautelare.


È accaduto ieri a Venezia: il Tribunale del riesame ha accolto infatti l'appello presentato dai difensori di Giovanni e Bruno Marte, rispettivamente 75 e 47 anni, entrambi di Catanzaro e residenti a Torre di Quartesolo, nonché di Leo e Francesco Criaco, 49 e 67 anni, originari di Africo (Reggio Calabria), residenti a Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza.

IL RIESAME

Le motivazioni del Riesame saranno depositate nelle prossime settimane ma, nel dichiarare la perdita di efficacia della misura cautelare, il Tribunale ha evidentemente ritenuto fondati gli argomenti avanzati dai difensori, gli avvocati Mauro Serpico e Massimiliano Cristofoli Prat di Venezia, Simone Romano di Bologna e Amodeo Rizza di Milano.
La questione è procedurale: per il reato di traffico di sostanze stupefacenti la durata massima di una misura cautelare (ovvero del carcere o degli arresti domiciliari imposti prima di una condanna definitiva per motivi di pericolosità sociale o pericolo di fuga) è di un anno, prorogabile quando il procedimento passa di fase processuale, ad esempio le indagini vengono chiuse e inizia il processo abbreviato, oppure gli imputati vengono rinviati a giudizio.


Nel caso del presunto narcotraffico sgominato a conclusione dell'operazione denominata Makina, coordinata dalla pm antimafia Lucia D'Alessandro, la misura cautelare fu eseguita il 3 marzo dello scorso anno e a metà gennaio 2022, di fronte al presidente della sezione gip di Venezia, Luca Marini, si è svolta l'udienza preliminare. Due imputati non hanno formulato alcuna richiesta di rito alternativo e il giudice si è pronunciato rinviandone a giudizio uno e prosciogliendo l'altro. A questo punto, avendo già preso una decisione sui fatti contestati, il dottor Marini si è doverosamente dichiarato incompatibile in relazione alla posizione di altri sette imputati che avevano chiesto il giudizio abbreviato, fissando per loro il processo di fronte ad altro giudice nel mese di aprile. Nel fare ciò, però, secondo la difesa il giudice non ha emesso un'ordinanza di ammissione al rito abbreviato, in modo da poter rinnovare la durata della misura cautelare, indicando nel verbale di udienza soltanto lo stralcio di fronte ad altro gip assegnatario la decisione sull'ammissibilità del rito abbreviato.


L'inchiesta riguarda un'importazione di due chili di cocaina dal Perù e il tentativo di importazione di altri 478 chili che furono bloccati in Croazia. La Procura ha contestato anche l'aggravante mafiosa, che però è stata ritenuta insussistente dal Riesame.


Il processo abbreviato a carico dei 4 presunti narcotrafficanti tornati in libertà ieri (e di altri 3 che non hanno fatto ricorso al Riesame), si aprirà il 16 aprile di fronte al gup Antonio Liguori.
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Il Gazzettino