Un furto è già di per sé un fatto deplorevole. Quando, poi, ti entrano in casa e ti portano via qualcosa dall’elevato valore affettivo, il colpo al...
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Pezzi da collezione realizzati dai suoi genitori una settantina di anni fa e che da un paio di decenni ornavano il giardino dell’abitazione in cui vive da cinquant’anni per la felicità dei bambini del quartiere vicino ai campi sportivi e al parcheggio dove si svolge il mercato del giovedì, da sempre abituati a fermarsi per guardarli e accarezzarli. All’appello mancano Dotto, Cucciolo e Brontolo, ma i ladri non si sono fermati a questo: si sono portati via anche tre sedili a forma di fungo, un ulivo che non hanno esitato a sradicare, sette piante di medio fusto e tutta una serie di arredi che erano stati disposti lungo il sottoportico. La signora si è trovata davanti alla triste sorpresa al risveglio e ieri, dopo il secondo raid, è andata a sporgere denuncia alla vicina stazione dei Carabinieri. «Hanno provato anche con Biancaneve, che pesa tre volte tanto e che già quattro anni fa era stata danneggiata, ma sono riusciti solo a girarla rispetto alla sua posizione originaria – racconta – Forse queste persone che si sono responsabili di questo gesto non si rendono conto che hanno portato via un pezzo della mia vita. Mi rivolgo a loro perché vengano a restituirmi i tre nani". Con ogni probabilità ad agire sono stati in tre o quattro che, scavalcata con una certa facilità la bassa recinzione, hanno sollevato le statue e se le sono passate facendo leva sul muretto per poi trasportarle con un furgone. Sembra da scartare l’ipotesi di una bravata, sulla scia di quanto avveniva in passato ad opera di un sedicente “movimento di liberazione dei nani da giardino”. «Il sospetto è che sia un furto su commissione, magari di qualcuno pensa di addobbarsi il giardino con i miei nani oppure di venderli al mercato del collezionismo visto che si tratta di pezzi unici», prosegue la signora indicando i “buchi” rimasti sull’erba, circondati dai cerchietti con i sassi che ne circondavano la base, mentre dalla strada più di qualcuno si rende conto di quanto è successo e commenta con disappunto: «Che peccato, ma come si fa a fare tutto questo?" «Non abbiamo sentito nessun rumore e d’altronde oltre alle tapparelle abbiamo anche le contro finestre. Dobbiamo aspettarci che vengano a completare il lavoro? – conclude Ferraresso – I ladri che ci hanno messo nel mirino dovrebbero mettersi la mano sul cuore e capire la ferita che mi hanno provocato rubando qualcosa che mi era tanto caro perché lasciato dai miei genitori e che ha accompagnato la crescita dei miei figli, dei nipoti e di tanti bambini della zona che ogni giorno salutavano Biancaneve e i sette nani". Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino