Finì sul lastrico e perse la casa: banca a processo per usura

Perse tutto per un mutuo: la banca a processo per usura
SANTO STEFANO - «Praticava tassi di interesse superiore al limite stabilito dalla legge antiusura». È questa l’accusa con cui è stato rinviato a...

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SANTO STEFANO - «Praticava tassi di interesse superiore al limite stabilito dalla legge antiusura». È questa l’accusa con cui è stato rinviato a giudizio il responsabile dell’area mercato della banca popolare dell’Alto Adige, per fatti accaduti all’agenzia di Santo Stefano. Arthur Walcher, 68enne di Brunico, residente a Campo Tures (Bz), difeso dall’avvocato Antonio Prade, comparirà di fronte al Tribunale collegiale di Belluno il 27 maggio 2020. È chiamato rispondere di usura aggravata nell’esercizio di attività bancaria. Un caso rarissimo, se si pensa che la maggior parte dei procedimenti penali aperti dalla Procura di Belluno, in questi anni, per quel tipo di reato si sono chiusi con un’archiviazione. E così era stato anche per questo fascicolo, aperto dopo un esposto del correntista, un 56enne comeliano, che si era ritrovato in difficoltà e accettò un mutuo sulla casa a tassi sproporzionati. L’uomo non si arrese dopo la richiesta di archiviazione del pm Roberta Gallego, e solo grazie all’opposizione proposta tramite l’avvocato Raffaella Mario e accolta dal gip si è giunti al rinvio a giudizio. La banca a fronte di un debito residuo del comeliano di 57mila euro, gliene chiedeva 127mila con tanto di atto di precetto.


IL CASO
Tutto inizia quando il 56enne comeliano si ritrova in ginocchio. Le finanze famigliari subiscono un duro colpo dall’apertura dell’attività autonoma della moglie. La banca lo sa e scrive nero su bianco «sono alla frutta». I coniugi del Comelico nel giugno del 2003, avendo uno scoperto con la banca di 100mila euro, accettano un mutuo ipotecario sulla casa in cui abitavano per totali 107mila euro. Avrebbero dovuto pagarlo in rate mensili da 830 euro per 20 anni. Loro, che avevano entrate totali di 1500 euro circa: un’impresa impossibile. Il 30 giugno del 2013, quando l’istituto di credito gira “a sofferenza” la loro posizione, con revoca degli affidamenti, parte l’atto di precetto con intimazione al pagamento di 127mila 589 euro, oltre agli interessi (che scattavano dal 30 giugno 2013). Peccato però che il 56enne fosse debitore, in quel momento, di soli 57mila euro avendo pagato per anni il mutuo. Insomma la banca ne chiedeva più del doppio e più del prestito concesso 10 anni prima.

LA CONSULENZA
Dalla consulenza tecnica del dottor Giovanni Francescon emerge, secondo l’accusa formulata dalla Procura, che la popolare dell’Alto Adige praticava interessi del 7,228% rispetto a 7,185%, che era la soglia massima per i mutui a tasso fisso e variabile con garanzia reale per il II trimestre 2003. Conseguentemente, calcolando un tasso medio bancario applicato nel periodo di stipula del mutuo di 5,15, ci sarebbe stato uno scostamento superiore del 2% rispetto a quanto previsto nel contratto. 

GIUSTIZIA

La speranza del 56enne comeliano, che è costituito parte civile nel processo, con l’avvocato Mario, è quella che venga fatta giustizia. Anche se ormai lui e la moglie hanno già perso tutto: infatti non hanno più nemmeno la casa su cui c’era il mutuo. È stata messa all’asta dalla banca e venduta a meno della metà del suo valore, a soli 47mila euro (era stimata 112mila). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino