Cerea. Stampano l'effigie di Mussolini sullo scontrino: «Non lo toglieremo mai, ci fa pubblicità»

Cerea. Stampano l'effigie di Mussolini sullo scontrino: «Non lo toglieremo mai, ci fa pubblicità»
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CEREA (VERONA) - «Ha fatto anche cose buone». È la celeberrima frase di cui si capisce di chi e di cosa si parli, anche se manca il soggetto. Ed è la stessa pronunciata dalla titolare del bar Armando di Cerea (Verona), per difendere - più che giustificare - la propria scelta "commerciale": stampare l'immagine di Mussolini sugli scontrini.

Una trovata rimasta impunita che madre e figlia, la 62enne Maristella Finezzo e Marica Bologna (che ha recentemente rilevato la proprietà) non solo hanno tutta l'intenzione di mantenere, ma che addirittura rivendicano, facendosi baffo della morale: «Togliere la faccia del duce dagli scontrini? Non ci penso nemmeno, con tutta la pubblicità che ci fa. Tanto non è un segreto per nessuno che sono di destra».

Il caso esplose per la prima volta nel 2014 ma da allora nulla è cambiato. In origine lo scontrino con l'effigie del Duce veniva emesso nel mese di ottobre, «in omaggio alla Marcia su Roma del 28 ottobre 1922». Ma da qualche tempo la cassa lo stampa tutti i giorni dell'anno. E proprio la pubblicazione sui social di uno degli scontrini fascisti ha fatto ripartire una tempesta di commenti, che sono di condanna da parte di chi sostiene che l'utilizzo della faccia di Mussolini non può che rimandare al fascismo, dall'altra, invece, qualche nostalgico che approva, sostenendo le due bariste che all'interno del locale espongono anche alcuni cimeli del Ventennio. La legge Scelba, contro l'apologia di fascismo, vieta infatti esplicitamente "la propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità proprie del partito fascista" e quindi episodi come questo restano, purtroppo, alla luce del sole.

«Se da allora non abbiamo avuto guai giudiziari, significa che non commettiamo alcun reato» affermano infatti le titolari, che poi rilanciano: «Mio padre, che era un democristiano, diceva che Mussolini non era un uomo per niente malvagio. Ha fatto degli errori come tutti i dittatori. Anche Putin ne ha fatti e non mi sembra sia un fascista». E qui la frase che non ha bisogno di presentazioni: «Mussolini avrà sbagliato con le leggi razziali ma ha fatto anche cose buone».

Fatto sta che nessuno ha denunciato o ha segnalato nulla per eliminare questo richiamo al fascismo negli scontrini di un esercizio pubblico commerciale. «Comunque non c’è problema - aggiungono - in paese la gente ci conosce. Ho sempre il bar pieno: ci sono persino marocchini e tunisini che ci portano il cous cous quando lo fanno. Qui non si fanno distinzioni razziali. E non si dà da bere olio di ricino, al massimo vino e spritz».

«E poi - si chiede la titolare facendo leva su un’altra colonna dell’ideologia fascistoide - c’è chi indossa le magliette di Che Guevara, per quale motivo io non potrei esporre nei miei scontrini il profilo del duce?».

Come pronosticabile, la rilevanza dell'episodio ha aperto il dibattito politico. È intervenuto infatti il senatore e segretario veneto del Partito democratico, Andrea Martella: «Diffondere in qualsiasi modo l'ideologia fascista in Italia è un reato. Punto. Il bar di Cerea in provincia di Verona che emette scontrini con il volto di Benito Mussolini va sanzionato e deve essergli impedito di proseguire in una pratica che si configura come apologia del fascismo» afferma in una nota Martella, che sul tema ha presentato anche un'interrogazione al ministro dell'Interno. A Piantedosi, il senatore chiede «se fosse a conoscenza di quanto riportato dai media regionali e nazionali, e quali iniziative intenda promuovere per quanto di competenza, per verificare l'eventuale la violazione della normativa vigente considerati gli espliciti e ostentati richiami al fascismo».

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Il Gazzettino