PORDENONE - È l'italiana più amata in Romania, vincitrice del festival Cerbul de Aur (competizione riservata ad artisti internazionali e inserita nel circuito...
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«Quando ho mandato la proposta di partecipazione l'ho fatto quasi per gioco» racconta Eliza G. La vittoria al Cerbul de Aur «è stata inaspettata, ero dietro le quinte; avevo appena telefonato ai miei genitori dicendo, tranquilli mi sono divertita ma non mi aspetto altro. Quando hanno detto il mio nome, lì per lì non avevo capito che stavano parlando di me. Mi ha avvisato un collega in gara, poi ho iniziato a piangere. Ero stata scelta tra i 12 artisti internazionali, il Cerbul è il maggior festival internazionale della Romania, esiste dal 1968, un po' come il nostro Sanremo. Ho portato il mio pezzo e una cover di un brano in lingua romena. È stata una bellissima opportunità».
Che esperienza è stata?
«Incredibile, mi ha sorpreso tantissimo il calore e la professionalità. E sono stata rilanciata in tutto il circuito Eurovision. Dopo l'annuncio della vittoria mi è venuto incontro Ronan Keating per congratularsi. In realtà non ho vinto solo io, ha vinto l'Italia.
Un successo più all'estero che in Italia?
«Quando ho fatto The Voice il mio punto di partenza era il consolidamento di una carriera di diversi anni, avrei voluto fare qualcosa in Italia. Quanto all'estero, credo che noi italiani siamo molto esterofili, quello che c'è in casa facciamo fatica ad apprezzarlo. Lo stesso Diodato è partito con gli Swedish House Mafia, è arrivato poi all'apprezzamento italiano. La stessa Laura Pausini sì viene apprezzata, ma molto meno di quanto lo è all'estero. Io ho avuto più successo all'estero forse perché il mio lavoro viene più recepito; per me è la conferma che sto lavorando sodo e nel modo corretto.
Ha più avuto contatti con i giudici di The Voice?
«Sì ho incontrato Simona Ventura in Egitto quest'inverno, ero lì per lavoro. Ho ricevuto i suoi complimenti, così come quelli di Gigi e Guè quando ho vinto il Cerbul de Aur».
A cosa sta lavorando ora?
«Sto registrando e preparando diversi progetti, sia in italiano, ma anche in altre lingue, uno sicuramente per la Romania. Inoltre ho iniziato a fare dei mini racconti video lanciati sui social in cui racconto la mia storia e il mio lavoro, delusioni comprese. Compreso il sentirsi annullare la data all'ultimo. Ci vuole tanta umiltà e lavorare sodo. Mi capitava di passare da palcoscenici in Brasile da 50mila persone, con bodyguard, autista che mi seguivano. Poi tornare a casa e avere date in un piccolo locale con pubblico fatto di 10 persone, montare e smontare attrezzatura con la band. Era straniante. Tutto serve».
Valentina Silvestrini
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Il Gazzettino