Mini-hotel con 13 suites, il museo del Pedrocchi diventa un albergo di lusso

Mini-hotel con 13 suites, il museo del Pedrocchi diventa un albergo di lusso
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PADOVA Avete mai dormito in un museo? Uno di quelli che pure i muri raccontano di una storia di libertà? Accadrà a Padova quando, fra un paio d'anni, una parte dello storico Caffé Pedrocchi sarà trasformato in un Boutique hotel. Tredici suites, per 25 ospiti, ognuna dedicata a un personaggio storico, meglio se vicino al simbolo ottocentesco: da Garibaldi a Belzoni, dalla Duse a Jappelli che lo progettò, da Nievo a Giotto, passando per Vittoria Aganoor, Giacomo Rossini, Tito Livio e lo stesso Antonio Pedrocchi 


Un'emozione impagabile, e infatti anche il prezzo delle camere sarà stellare, però capace di dare il profumo di una traiettoria unica, quella della patavinitas, che abbraccia due millenni di storia. Il Comune sta spolverando da tempo il suo gioiello. Ha aperto, in una sezione del complesso, il Museo del Risorgimento. E l'assessore alla Cultura Andrea Colasio ha difeso il monumento quando si stava trasformando in una discoteca con feste poco in linea con la sua tradizione. Ora si fanno eventi, lauree e cene di qualità. Ad esempio tutti i 250 ospiti della Fondazione Bellisario per il Forum Avanti donne sono ospiti del Caffé.
I RESTAURI
«In questi due anni il Comune ha speso 1 milione di euro per gli esterni tra facciate e stucchi. Abbiamo in programma un altro milione di euro per il tetto» annota Colasio. Poi toccherà ai privati investire. Quelli di F&De Group che stanno gestendo il caffè. La spesa sarà intorno a 1,5 milioni di euro, ma potrà essere ammortizzata per altri 15 anni di contratto. E se soltanto il Comune quest'anno incasserà 250mila euro partecipando al 12,5 per cento del fatturato, la strada sembra essere quella giusta. Colasio ha l'occhio lungo: «Valorizziamo un bene culturale con attività che producano reddito». Sembra di risentire Antonio Pedrocchi, figlio di caffettieri che acquistò nel 1816 un gruppo di casette vicine alle sue, incaricando Jappelli di progettare l'edificio monumentale per destinarlo a offelleria.
IL PROGETTO
Sta di fatto che sul tavolo dell'assessore in questi giorni esiste un planning dello studio milanese di architettura Caberlon Caroppi, promosso dai gestori, che rende già una prima idea del fascino che potrebbe sprigionarsi dalle stanze superiori del Caffè, quelle nelle quali un tempo c'erano gli uffici del settore Cultura. «È solo un primo studio - racconta Ermes Fornasier, presidente di F&De - ma ci si può lavorare. Se verrà fatto sarà il massimo». Un'ospitalità che apprezzerebbe anche Stendhal il quale sosteneva che lo zabaglione del Pedrocchi era il migliore del mondo, quando lo prendeva per ritemprarsi dalle fatiche amorose appunto nel caffè senza porte, perché ci si poteva entrare anche di notte. Fu lì nella sera dell'8 febbraio 1848 che gli studenti dell'Università si ribellarono agli austriaci. A ricordarlo c'è ancora il segno di una pallottola sparata da un fante dell'esercito occupante.
LE SUGGESTIONI

A queste suggestioni si unisce il lavoro degli architetti che hanno ricreato lo spirito dei personaggi: dall'esotismo del Belzoni con disegni ispirati agli animali e agli alberi d'Africa, alla soavità della Duse con un letto a baldacchino, dal rigore di Galileo all'immaginario giottesco, alla poesia di Aganoor. Un'alchimia di colori, tendaggi, arredi che spazia dal bianco all'ocra, dal rosso melograno al nero, dentro un edificio pieno di riferimenti a mondi segreti a partire dal serpente che si morde la coda, l'Uroboro, ora rimasto solo nei pomelli delle maniglie. Era il simbolo che si stava entrando in un luogo iniziatico, legato allo gnosticimo e alla massoneria. Da dove nacque il Risorgimento.

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Il Gazzettino