PADOVA - Come raccontare il ’900? Un secolo che neppure si sa di preciso quanto è durato, se cento anni come tutti gli altri, oppure solo 77, come sostiene lo storico...
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Il progetto è stato illustrato ieri pomeriggio nell’Archivio Antico dell’Università di Padova, dopo i saluti del rettore Giuseppe Zaccaria, dallo stesso Segre, da Guido Guerzoni e Cesare De Michelis, rispettivamente Project Manager e coordinatore del gruppo di lavoro sui contenuti del futuro museo; a chiudere i lavori lo storico e giornalista Paolo Mieli, che si è soffermato proprio sulle vicende del secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle, osservando che «esso ha prodotto in cento anni più immagini e documenti dei 3mila anni precedenti», ponendo con ciò stesso ai curatori del nuovo museo delle difficoltà inedite: non tanto documentare quanto avvenuto, ma orientarsi tra la gran mole di materiale disponibile per collocarlo e interpretarlo.
Una sfida che è stata ben presente fin dall’inizio dell’impresa, come hanno documentato le relazioni di Guerzoni e De Michelis. Il primo, docente alla Bocconi ed esperto di musei, ha illustrato le ricerche preliminari al progetto, svolte a partire da un’analisi sui 652 musei avviati negli ultimi vent’anni nel mondo e sul mercato delle mostre, per notare in essi una forte vocazione a parlare del passato e una speculare riluttanza a occuparsi del futuro. «Abbiamo notato anche una scarsa attenzione al pubblico giovanile e alle famiglie - ha sintetizzato lo studioso - alle nuove tecnologie e alla valorizzazione dei patrimoni culturali prodotti dal ’900». Da qui è partita la progettazione di una struttura votata a coprire questi "buchi", con due piani dedicati alla conoscenza del passato, ampi spazi (auditorium, mediateca) per la comprensione del presente e altri destinati ad essere una finestra sul futuro, grazie anche ad un largo uso di nuove tecnologie, dalla realtà aumentata agli scenari immersivi, dalla navigazione in ambienti 3D alle installazioni interattive olografiche tridimensionali. Ma per raccontare cosa?
Su questo si è soffermato Cesare De Michelis: «Sulla complessità del ’900 siamo lontani dall’avere una sintesi condivisa - ha spiegato - Potremmo dire che esso è stato caratterizzato da una modernizzazione incalzante, anche se alla fine è emersa una forte resistenza ad essa. È stato un po’ il secolo degli ossimori, dell’entusiasmo e della disperazione, dell’ansia di rinnovamento e della nostalgia, della natura e della tecnologia, del vecchio ordine, del disordine e di un nuovo ordine di cui non riusciamo a percepire i contorni». É da queste ambivalenze che M9 partirà per raccontare il secolo, attraverso otto sezioni dedicate alla demografia, alle istituzioni, all’economia, agli stili di vita, alle scienze, agli spazi e paesaggi, alla cultura e all’identità italiana. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino