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PORDENONE - Disse che gli avevano clonato la targa, che nella zona di Polesine Superiore non era mai transitato e che era impossibile che fosse stato lui a collezionare 28 contravvenzioni per eccesso di velocità. Lo ha dichiarato in una denuncia presentata in Questura a Pordenone, ma a tradirlo è stato l’adesivo dell’azienda che in precedenza utilizzava la sua Audi Q3 rimasto attaccato nel retro della macchina. Francesco Aiello, 39 anni, residente a San Vito al Tagliamento, a processo per simulazione di reato, ieri è stato condannato a 1 anno e 4 mesi dal giudice Francesca Ballore (vpo Patrizia Cau), che gli ha concesso la sospensione condizionale della pena. Era difeso dagli avvocati Luca Donadon e Laura Presot.
LA STORIA
Aiello aveva ricevuto dal Comando di Polizia locale di Polesine Superiore, in provincia di Rovigo, 28 contravvenzioni per eccesso di velocità accertate con gli strumenti elettronici. Non le ha mai pagate. Si è invece rivolto alla Polizia di Stato sostenendo di essere rimasto vittima di una clonazione di targa. Era il 23 marzo del 2020. Il fascicolo è stato esaminato dal sostituto procuratore Carmelo Barbaro, che alla polizia giudiziaria ha delegato accertamenti, tabulati telefonici compresi. È così emerso che Aiello, nei giorni in cui era stato accertato l’eccesso di velocità, effettivamente si trovava nella zona di Polesine Superiore, dove il suo telefonino aveva agganciato alcune celle telefoniche.
I TESTIMONI
In udienza sono sfilati gli agenti della Polizia locale di Polesine Superiore, che hanno escluso di aver sbagliato macchina e spiegato di aver individuato il proprietario del veicolo consultando gli archivi dell’Aci. Oltre alla condanna inflitta ieri, a suo tempo l’automobilista ha subito anche la decurtazione dei punti dalla patente di guida per i 28 eccessi di velocità che gli sono stati contestati. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino