«Quella multa è ingiusta»: l'avvocato ricorre per pochi euro e arriva il salasso

foto di repertorio
BELLUNO - È arrivata fino in Cassazione per una questione di principio, impugnando una multa di poche decine di euro. Alla fine, dopo quasi 10 anni da quel verbale fioccato...

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BELLUNO - È arrivata fino in Cassazione per una questione di principio, impugnando una multa di poche decine di euro. Alla fine, dopo quasi 10 anni da quel verbale fioccato sotto il suo ufficio, in via XX Settembre a Pieve di Cadore, la doccia fredda: il suo ricorso non è stato accolto ed è stata condannata a pagare oltre 2mila euro di spese. La battaglia contro quella multa ritenuta ingiusta era stata intrapresa dall'avvocato Vania Marinello, contro il Comune di Pieve di Cadore. Il foglietto rosa era stato trovato sul parabrezza della sua auto, ormai 10 anni fa, nelle aree di sosta regolate con disco orario, nella zona di via XX Settembre, dove ha l'ufficio nel Condominio Milano Antelao s.a.s..


L'avvocato aveva parcheggiato l'auto, senza indicare l'orario di inizio della sosta. Una quarantina di euro la multa. Una sanzione che però, secondo il legale, non sarebbe regolare visto che ci sarebbe in origine un provvedimento amministrativo nullo. È quello relativo alla variante che ha trasformato l'Albergo Milano Antelao nel complesso di appartamenti e uffici. Secondo l'avvocato il provvedimento amministrativo avrebbe violato le norme urbanistiche statali e regionali in materia di parcheggi. Insomma l'attività ricettiva sarebbe stata trasformata, senza riservare a parcheggio, in favore del condominio, le aree esterne, a servizio delle attività commerciali e direzionali dell'edificio. Infatti con la convenzione del 2004 tra il condominio e l' Ex Albergo Milano Antelao è stata costituita una servitù di uso pubblico e regolamentato il parcheggio con disco orario. Una tesi bocciata dal giudice di pace di Pieve di Cadore e poi anche in Appello dal Tribunale di Belluno, con sentenza del 3 marzo 2016. Quella decisione era stata impugnata dal legale che è arrivata al terzo grado di giudizio, alla Suprema Corte che nei mesi scorsi ha deciso rigettando il ricorso. Nella sentenza, che è stata pubblicata ieri, si sottolinea che «la ricorrente mai indica gli standard urbanistici violati e, come in concreto avrebbe inciso sul numero di parcheggi da riservare al condominio, considerati i parcheggi interni di cui esso gode». E anche sulla convenzione per la servitù a uso pubblico dell'area attorno al condominio sarebbe «una scelta che rientra nei poteri della pubblica amministrazione». L'avvocato è stata condannata a pagare le spese di lite (900 euro oltre a 200 euro per esborsi e sui totali 1100 euro anche 15% di spese forfettarie) e la Corte ha disposto anche un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.
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Il Gazzettino