Multa sull'auto utilizzata da più persone, non sarà obbligatorio fornire i dati del conducente

Il caso di un avvocato che ha preso una multa a Piove di Sacco, nel Padovano, ma su una vettura aziendale: non ricordava chi fosse alla guida quel giorno

DOLO L'autovelox in azione, non sarà più obbligatorio fornire i dati
DOLO  (VENEZIA) - Succede sempre così: prima arriva quella tanto odiata busta verde, poi si paga la multa e infine si deve fare una scelta: accettare di pagarne una...

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DOLO  (VENEZIA) - Succede sempre così: prima arriva quella tanto odiata busta verde, poi si paga la multa e infine si deve fare una scelta: accettare di pagarne una seconda, a volte anche più alta, o comunicare i dati di chi era alla guida per fargli decurtare i punti della patente. E se, in realtà, non fosse necessario? Una sentenza del giudice di pace di Padova Valeria Raudino rischia di essere un apripista fondamentale per gli automobilisti. In sintesi il concetto espresso è questo: se si può provare che l’auto multata è utilizzata normalmente da diverse persone, il proprietario non è tenuto a ricordare chi quel giorno specifico fosse alla guida e quindi nemmeno a comunicare i dati di una qualche licenza di guida.


Il caso ha visto protagonista un avvocato di Dolo, Federico Veneri. Il suo studio ha un’auto aziendale che, il 5 settembre 2023, ha preso una multa a Piove di Sacco. Pagata la multa, il legale però ha comunicato solamente di non ricordare chi fosse alla guida quel giorno. Una risposta che non è bastata al Comune di Piove di Sacco che, quindi, ha inviato la seconda sanzione. A quel punto, allora, è scattato il ricorso al giudice di pace. E il magistrato, appunto, si è espresso a favore dell’avvocato. 


LE MOTIVAZIONI
Pur infatti ritenendo importante l’obbligo di collaborazione del cittadino per l’interesse collettivo, «tuttavia nel caso la risposta è stata fornita, anche se in termini negativi». Secondo il giudice, quindi, vanno «valorizzate le deduzioni di parte del ricorrente relative ala fruibilità del mezzo da parte anche da parte dei collaboratori dello studio legale e alla conseguente impossibilità di indicare il nominativo del conducente, considerato, inoltre, il decorso del tempo tra la data dell’infrazione contestata e quella della richiesta di informazioni (oltre sei mesi)». Circostanze, queste, «ritenute sufficienti per affermare dubbi sulla responsabilità» del conducente «venendo in tal modo in evidenza l’insussistenza dell’elemento soggettivo». 


«CADUTO UN TABÙ»
Soddisfatto l’avvocato Veneri, che in passato ha intrapreso diverse battaglie contro le decisioni della pubblica amministrazione, dai Comuni all’Agenzia delle Entrate. «Questa sentenza è importante e apre a nuovi scenari - spiega - finora era sempre stato dato per scontato che la mancata comunicazione dei dati corrispondesse automaticamente a una nuova sanzione. Abbiamo dimostrato che non deve per forza essere così: è sufficiente che l’auto sia utilizzata, come nel nostro caso, da più persone. Il cittadino non è tenuto a ricordare chi fosse alla guida in quel momento, sostituendosi così di fatto ai compiti dell’accertatore». In questo caso, quindi, la polizia locale di Piove di Sacco. 

 

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Il Gazzettino