PADOVA «Sono da tanti anni qui, eppure anche per me questo è un provvedimento davvero singolare. A memoria, non ne ricordo altri». Giuseppe Ruzza, presidente...
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La notizia ha subito suscitato un certo clamore perché la San Precario è una polisportiva molto nota, con sede in centro a Padova e un campo al quartiere Guizza (ma in passato ha giocato pure al glorioso Appiani) storicamente vicina agli ambienti no-global. Fino a pochi anni fa l’allenatore era Max Gallob, fondatore del centro sociale Pedro. La squadra nutre un gran numero di simpatizzanti e riesce ogni domenica a riempire la propria tribuna. Per l’ultima partita, vinta 2-0 a Monselice contro il Città di Castello, erano in cinquanta. Molti di loro cantavano a squarciagola.
LA REAZIONE
Il presidente Roberto Mastellaro allarga le braccia e difende i sostenitori. «Abbiamo una tifoseria molto calorosa, un caso rarissimo in questa categoria. Solitamente i cori sono sempre per i nostri giocatori - spiega - ma a volte capita che qualcosa sfugga di mano. È capitato di fare cori contro Salvini e Bitonci oppure contro Renzi, ma una cosa mi preme dirla. Non sono mai cori offensivi, non ci sono mai stati insulti. Non so e non ricordo che tipo di coro sia stato fatto domenica, ma di certo è stato un coro goliardico. Magari non simpatico, ma nulla più». Il presidente, in ogni caso, non rinuncia ad una polemica: «Un’ammenda di 150 euro mi sembra davvero esagerata, nemmeno per i cori razzisti a volte si vedono multe del genere. In ogni caso - aggiunge - noi siamo impegnati da anni sui temi dell’inclusione, dell’accoglienza e dell’antirazzismo. È normale quindi che a volte goliardicamente può capitare di prendere di mira chi secondo noi non rispetta certi valori».
La Polisportiva collabora anche col Quadrato Meticcio, la squadra padovana che lo scorso autunno escluse Elvira Bello, esponente locale di Fratelli d’Italia, per alcuni post su Facebook ritenuti incompatibili «con i valori etici dell’associazione».
IL REGOLAMENTO
Letto il referto dell’arbitro, il giudice sportivo si è basato sull’articolo 28 del Codice di giustizia sportiva: «Costituisce comportamento discriminatorio ogni condotta che, direttamente o indirettamente, comporta offesa, denigrazione o insulto per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine anche etnica, condizione personale o sociale ovvero configura propaganda ideologica vietata dalla legge o comunque inneggiante a comportamenti discriminatori». Le società sono ritenute responsabili anche per i cori. «Trovo il provvedimento consono a quanto previsto» conclude, leggendo il regolamento, il presidente della Figc veneta. Il caso ora crea un precedente. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino