Multe all’auto del figlio di Donadio. Ma era sotto sequestro

Multe all’auto del figlio di Donadio. Ma era sotto sequestro
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MESTRE - Quella Smart, intestata al figlio minore del presunto boss dei casalesi di Eraclea, Luciano Donadio, è sotto sequestro fin dal blitz del 2019. È comprensibile, dunque, la sorpresa di Claudio Donadio quando, pur non avendo più avuto la disponibilità dell’auto, si è visto recapitare due contravvenzioni per eccesso di velocità elevate lungo il ponte della Libertà, a Venezia.

Auto sequestrata ma arrivano le multe, perche'?


La circostanza è stata citata dal difensore di Donadio, l’avvocato Renato Alberini, nel corso dell’arringa con cui ha spiegato al Tribunale che dal processo è emersa l’assoluta estraneità di Claudio ai fatti contestati al padre e alla sua presunta organizzazione di stampo mafioso. I pm hanno chiesto per lui la condanna a 9 anni 6 mesi. Il legale ha chiesto informazioni su quel sequestro, che a suo avviso dovrebbe essere revocato, proprio perché Claudio non ha avuto alcun ruolo nei contestati reati. La vettura sotto sequestro, ha ricordato Alberini, è stata legittimamente concessa in uso alle forze dell’ordine (come accade spesso nel caso di beni sequestrati) e dunque la violazione del Codice della strada è a loro ascrivibile. E la procura si è già attivata affinché non ne debbano rispondere i Donadio. Nel corso dell’udienza di ieri sono state affrontate le posizioni di altri due presunti associati della contestata organizzazione camorristica, entrambi difesi dall’avvocata Rosa Parenti.


In mattina si è parlato dello jesolano Mauro Secchiati, 44 anni, accusato di attività intimidatorie ed estorsive, nell’ambito della riscossione di alcuni crediti; accuse per le quali la procura ha sollecitato una pena di 9 anni e sei mesi di reclusione. L’avvocatessa Parenti ha replicato punto su punto per dimostrare che il suo assistito non ha commesso alcun illecito, come emergerebbe chiaramente dai colloqui intercettati e dalle acquisizioni probatorie del dibattimento.


Nel pomeriggio la difesa ha affrontato la posizione di Pietro Morabito, 61 anni, di San Donà, al quale i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini contestano di aver avuto un ruolo nell’attività di riciclaggio di valuta e produzione di banconote false (richiesta di pena 13 anni e 2 mesi). L’avvocata Parenti si è battuta per evidenziare tutti gli elementi a favore del suo assistito in relazione alle singole imputazioni. Sottolineando che, in ogni caso, non vi sono i presupposti del reato associativo. Lunedì l’avvocato Giovanni Gentilini tratterà la posizione del secondo figlio di Donadio, Adriano, 33 anni, per il quale la Procura ha chiesto 10 anni di carcere. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino