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MOTTA - Sull’epigrafe, apparsa in centro ieri pomeriggio, c’è un’immagine della Madonna dei Miracoli di cui era particolarmente devota. Una devozione che negli anni l’ha portata spesso a mettere in ordine le tombe lasciate incustodite nel cimitero monumentale di San Giovanni. E proprio in uno di questi servizi il destino aveva bussato alla porta, colpendola a tradimento. Nel 2001 infatti Annita Buosi, era rimasta vittima di Unabomber, il famigerato bombarolo ancora senza nome. Si è spenta ieri a 85 anni senza aver mai dimenticato la sua terribile disavventura.
NUOVA INDAGINE
Su Unabomber proprio di recente è stata aperta una nuova indagine: il Procuratore capo di Trieste (città che per ultima si è occupata del caso a suo tempo) Antonio De Nicolo e il sostituto Federico Frezza a inizio anno infatti hanno riaperto il fascicolo e vi hanno iscritto 11 indagati. Il nuovo caso si basa sui risultati del podcast del giornalista Marco Maisano dal titolo “Fantasma. Il caso Unabomber” e dalla richiesta di avviare le indagini di due vittime, Francesca Girardi e Greta Momesso. Quest’ultima, all’epoca bambina - era il 13 marzo 2005 - è stata la seconda vittima di Motta del bombarolo che ha seminato il panico in 28 attentati tra 1994 e 2006 causando danni fisici e materiali nel Nord Est. L’episodio di Annita risale al 2 novembre 2001 e avvenne nel cimitero di San Giovanni. Durante la giornata della commemorazione dei defunti, alle 16, una bomba camuffata da cero votivo esplose nel cimitero, ferendo Annita. La donna, all’epoca 63enne, aveva infatti raccolto l’oggetto da terra. Si era incuriosita notando subito un’anomalia, e cioè che il cero non era stato acceso. In quel preciso istante l’ordigno esplose, prima che la donna avesse il tempo di percepire il pericolo. L’esplosione le causò gravissime lesioni alle mani e all’occhio destro, per le quali venne ricoverata anche in ospedale a Padova. Un episodio che la segnò profondamente perché quando veniva intervistata ogni volta che accadeva un episodio simile, tradiva profonda emozione. Quando, ad esempio, nel gennaio 2005 Unabomber collocò una carica esplosiva in un ovetto di cioccolato - e solo per un caso fortuito non ferì nessuno - a chi le domandava un commento, rispondeva: «No, ancora! Cosa mi dite? Non posso tollerare una cosa del genere. Mi scoppia il cuore». Solo due mesi più tardi il bombarolo tornerà a colpire ancora a Motta, nel Duomo di San Nicolò, riaprendo una ferita mai rimarginata.
IL RICORDO
Ieri una conoscente di Anita ha ricordato: «Era una persona molto pacata, aveva lavorato in un’azienda di moda a Milano.
Il Gazzettino