Un motoscafo stipato di documenti. Il caso Venezia, Cartabia: «Organici e logistica, ora capisco le difficoltà» Foto

Marta Cartabia
VENEZIA - Un motoscafo sovraccarico di fascicoli, che fa la spola tutti giorni tra il Canal Grande e piazzale Roma, guidato da un conducente che sta per andare in pensione e per...

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VENEZIA - Un motoscafo sovraccarico di fascicoli, che fa la spola tutti giorni tra il Canal Grande e piazzale Roma, guidato da un conducente che sta per andare in pensione e per il quale non si trovano sostituti. È l'immagine plastica di quanto arranca la macchina giudiziaria a Venezia ed è la cartolina ricordo che la ministra Marta Cartabia riporta con sé a Roma, «un'istantanea vivida che non avrei potuto vedere se non con i miei occhi». Parole che danno il senso della sua visita fra le cinque sedi in cui è frammentato l'esercizio della giustizia in una città tanto splendida quanto faticosa, motivo per cui la Guardasigilli apre alla possibilità di dichiararla sede disagiata, per renderla più appetibile ai sempre troppo pochi magistrati e soprattutto amministrativi: «Valutiamolo, perché mi sono resa conto della sofferenza che c'è qui, dove tutta la bellezza si traduce in difficoltà».


L'ALLARME

Nell'aula di Assise, che ospita l'incontro con i capi degli uffici giudiziari del distretto veneto, risuonano le grida d'allarme e le voci di riconoscenza emesse dai vertici reggenti della Corte d'Appello. «Ora che ci sono i concorsi, non riusciamo a coprire i posti: Venezia è bella ma straordinariamente scomoda», avverte il presidente Carlo Citterio. «Grazie per il segno di attenzione: annulla la sensazione di distanza che a volte si ha del potere centrale», confida il procuratore generale Giancarlo Buonocore. Ostacoli nella logistica e carenze di organico rischiano di tradursi in inefficienza, un pericolo di cui la ministra Cartabia si mostra ben consapevole: «Per questi problemi la Corte d'Appello di Venezia è una delle 7 d'Italia che abbassano la media della durata ragionevole del processo, che è di 996 giorni, troppi. In questo l'Italia è prima per condanne, dopo di noi c'è la Turchia e ne ha la metà, tanto che la legge Pinto costa oltre cento milioni di euro l'anno. È arrivato il momento di investire questi soldi per far funzionare la macchina, non per pagare i danni ai cittadini e alle imprese. Lo dico in Veneto: il gigante economico non manterrà il suo primato se non facciamo il massimo per salvaguardare il comparto giustizia». Giuseppe Sacco, presidente dell'Ordine degli avvocati di Venezia, annuisce citando lo studio di Confartigianato, secondo cui il Veneto è la penultima regione italiana per rapporto tra aziende e giudici: 1.332 per ciascuno, «rispetto ad una media nazionale di 898, dato pari a 3,8 volte quello che si registra a Reggio Calabria».


IL CANTIERE

Su questi numeri impietosi pende la complessa ristrutturazione della giustizia, incardinata fra penale e civile alla Camera e al Senato, nota appunto come riforma Cartabia e conosciuta specialmente per le polemiche sulla prescrizione e le tensioni nella maggioranza. Garbato sfogo della ministra: «Per favore, non associate il mio nome a ciò che è stato necessario fare per il particolare contesto politico e per un pregresso non soddisfacente dal punto di vista costituzionale. C'è dell'altro e sento la necessità di una descrizione autentica, e non falsificata, di quello che accade nell'enorme cantiere delle riforme. Improcedibilità? Quella è un estintore per il palazzo che brucia, una rete di salvataggio, un freno di emergenza. Ma prego voi giuristi di leggere quello che c'è scritto. Possiamo giustificare la narrazione passata nel dibattito pubblico, ma noi parliamoci lealmente, c'è tanto e tanto di più».


I GIOVANI

In particolare c'è l'Ufficio per il processo, bando in scadenza il 23 settembre con cui saranno reclutati 8.171 assistenti, cioè giovani che collaboreranno con i magistrati nella redazione delle sentenze, come infermieri e anestesisti affiancano il chirurgo in sala operatoria (e come sta già sperimentando il Tribunale di Venezia, dove il presidente Salvatore Laganà registra «una riduzione delle pendenze a 5.200»). «Il giudice non sarà più solo promette l'esponente del governo Draghi tramite un cambio di paradigma a cui il Pnrr dà la spinta propulsiva, con l'obiettivo poi di stabilizzare il progetto in futuro. Venezia potrà trovare sollievo anche in questo, oltre che nel completamento della cittadella giudiziaria a piazzale Roma (nel 2026, ndr.), per cui vediamo la luce in fondo al tunnel. Sede disagiata? Compete al Csm. Non lo escludo, ma non posso neanche dare rassicurazioni: parliamone, vi ascolto».

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Il Gazzettino