Quando il reale è un incanto: opere sognanti e intime di Renzo Tubaro

Quando il reale è un incanto: opere sognanti e intime di Renzo Tubaro
PORDENONE - Le opere di Renzo Tubaro sono al centro di una nuova mostra che prende avvio oggi, sabato 25 novembre, con inaugurazione alle 17.30, a ingresso libero, al Centro...

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PORDENONE - Le opere di Renzo Tubaro sono al centro di una nuova mostra che prende avvio oggi, sabato 25 novembre, con inaugurazione alle 17.30, a ingresso libero, al Centro iniziative culturali e Galleria Sagittaria, per chiudersi il 25 febbraio 2018.


Si chiama L'Incanto del reale e riunisce i dipinti e le creazioni del periodo compreso tra il 1948 e il 1998, a cura di Giancarlo Pauletto, Fulvio Dell’Agnese, Stefano Tubaro, col coordinamento di Maria Francesca Vassallo.

«Pubblicare molte opere inedite di un artista - dice Pauletto - già noto per l’altezza dei suoi risultati, è utilissimo: conferma l’apprezzamento per Renzo Tubato e permette confronti e integrazioni importanti a identificarne meglio la figura, riducendo quella dispersione di opere e dati che, inevitabilmente, interviene con il passare del tempo».
 
Renzo Tubaro è nato a Codroipo nel 1925, è scomparso a Udine nel 2002. Ha frequentato l’Accademia di Venezia, avendo per maestro Guido Cadorin. Ha esposto più volte alla Quadriennale di Roma, alle Biennale di Arte Triveneta di Padova, Verona e Campione d’Italia, alle Trivenete delle Arti a Villa Simes e in molte altre collettive e personali.

Sue opere sono alla Galleria d’Arte Moderna di Venezia, di Udine, al Castello Sforzesco di Milano e in varie altre collezioni pubbliche e private. Vasti cicli di affreschi si trovano in molte chiese del Friuli.

Per Tubaro dipingere era quasi un dovere morale. Il suo sguardo non si spinge troppo lontano dagli spazi del suo mestiere: la famiglia, il paese, l’atelier. 


Pur conservando lo spessore di persone e oggetti che concretamente strutturano la vita dell’artista (la moglie e le figliolette), la brocca con pennelli o fiori e gli animali vengono osservati e studiati come testimoni di una verità più profonda di quella domestica; per questo vengono amorevolmente piegati a un dialogo che prevede differenti angolazioni dello sguardo, infinite varianti di pose, sempre nuove maniere di combinare le masse nel loro offrirsi alla luce. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino