La prima settimana della mostra su Renoir già da record con 4.628 visitatori

Una delle sale dedicate alle opere di Renoir in mostra a palazzo Roverella a Rovigo
ROVIGO - L’aveva anticipato il presidente della Fondazione Cariparo, Gilberto Muraro, che la mostra di palazzo Roverella “Renoir: l’alba di un nuovo...

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ROVIGO - L’aveva anticipato il presidente della Fondazione Cariparo, Gilberto Muraro, che la mostra di palazzo RoverellaRenoir: l’alba di un nuovo classicismo”, aperta dal 25 febbraio al 25 giugno, sarebbe stato un successo. L’evento contava prima dell’apertura ben 10mila prenotazioni e i dati sull’affluenza della prima settimana di apertura sostengono questo andamento lusinghiero, con 4.628 visitatori da sabato scorso a ieri sera.

L’ESPOSIZIONE
Renoir a 40 anni viene in Italia perché sente che gli manca qualcosa che non ha visto: medita sulla tradizione, ha già apprezzato Tiziano e Raffaello al Louvre, ma da Venezia a Firenze, poi a Roma, e a Pompei, scopre come sia possibile “creare la luce” anche non dipingendo all’aperto. Per lui la tradizione non è qualcosa di vecchio, ma un bene da capire, che riporta nelle proprie opere. È proprio questo il periodo, dal 1881, che la mostra considera in 47 opere del pittore francese (nato a Limoges il 25 febbraio 1841 e morto a Cagnes-sur-Mer il 3 dicembre 1919), provenienti da musei francesi, austriaci, svizzeri, italiani, tedeschi, danesi, olandesi e del Principato di Monaco (ci sarà anche un capolavoro di proprietà del principe Alberto, la “Baigneuse s’arrangeant les cheveux” del 1890 circa) che segnano l’evoluzione dell’artista. Il curatore, Paolo Bolpagni, ha inserito nell’esposizione capolavori dei maestri del passato cui Renoir s’ispirò nella fase matura della carriera: Vittore Carpaccio, Tiziano, Romanino, Peter Paul Rubens, Giambattista Tiepolo, Jean-Auguste-Dominique Ingres, ma anche di suoi contemporanei come lo scultore Aristide Maillol e gli “italiens de Paris” Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi e Medardo Rosso. Poi gli artisti italiani di una o due generazioni successive, i dipinti di Armando Spadini, che Giorgio De Chirico definì “un Renoir dell’Italia”, dello stesso De Chirico, di Filippo De Pisis, Arturo Tosi, Carlo Carrà, Enrico Paulucci, Bruno Saetti, e le sculture di Marino Marini, Arturo Martini, Antonietta Raphael Mafai ed Eros Pellini: 83 opere, più l’edizione storica della traduzione francese del “Libro dell’arte” di Cennino Cennini, con la prefazione di Renoir, unico suo testo pubblicato in vita. Nell’ultima sala è proiettato il film “Una gita in campagna”, con cui Jean, il secondo figlio di Renoir, rende omaggio al padre nel 1936, ricreando, nelle eleganti inquadrature, le scene e le atmosfere dei suoi dipinti. Si tratta di alcuni spezzoni significativi della versione originale del film, con sottotitoli in italiano.

L’ORGANIZZAZIONE


La mostra è promossa dalla Fondazione Cariparo con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, il contributo di Intesa Sanpaolo e produzione di Silvana Editoriale. È il frutto di un enorme sforzo di ricerca compiuto dal curatore Paolo Bolpagni, il cui saggio, nel catalogo, si accompagna a quelli di Francesca Castellani, Giuseppe Di Natale, Francesco De Carolis, Michele Amedei e Francesco Parisi. È aperta dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19, sabato, domenica e festivi dalle 9 alle 20. Per informazioni e prenotazioni: 0425/460093. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino