Mose, nuovo ciclone sull'ambiente Arrestato manager regionale Indagato capogruppo Ncd

Fior, Conta e Chisso
VENEZIA - Un altro maremoto a Venezia. Arresti domiciliari per il noalese Fabio Fior residente a Padova, ex dirigente generale della Direzione tutela ambiente della Regione...

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VENEZIA - Un altro maremoto a Venezia. Arresti domiciliari per il noalese Fabio Fior residente a Padova, ex dirigente generale della Direzione tutela ambiente della Regione Veneto, Sebastiano Strano, imprenditore nel settore ambientale e Maria Dei Svaldi, imprenditrice (entrambi agli obblighi di dimora) e iscrizione nel registro degli indagati di altre venti persone fra cui spiccano i nomi degli ex assessori regionali Renato Chisso, dallo scorso 4 giugno in cella a seguito della grande retata del Mose, e Giancarlo Conta, attuale capogruppo in Regione del Nuovo centro destra, dell'ex segretario regionale all'Ambiente e Territorio Roberto Casarin, l'ex segretario dell'assessore all'Ambiente Paolo Zecchinelli, degli ex Magistrati alle Acque di Venezia, Maria Giovanna Piva e Patrizio Cuccioletta (entrambi finiti in carcere nell'ambito dello scandalo Mose), dei già dirigenti del Consorzio Venezia Nuova Roberto Rosselli, Roberto Pravatà e Johann Stocker, nonché degli ex sindaci di Sant'Urbano (Pd) Dionisio Fiocco, di Piacenza d'Adige (Pd) Lucio Giorio e di Torri del Benaco (Vr) Giorgio Passionelli e del commercialista mestrino Sergio Gionata Molteni.




Un'altra scossa dunque scuote dalle fondamenta il palazzo della Regione. E ancora una volta di mezzo c'è il Mose ma non solo, sullo sfondo delle contestazioni mosse dalla Procura a Fior dirigente già sospeso dal ruolo e reintegrato in pianta organica dallo scorso aprile prima al settore Energia, ora al settore Progetto integrato Fusina.



Quasi 4 milioni di euro assegnati a diverse società, fra cui la Green Project, per progetti deliberati dalla Regione, e liquidati con fatture per operazioni e prestazioni inesistenti.







Malversazione, peculato, abuso d'ufficio le accuse formulate nei confronti di Fior nella sua veste di capo dell'ufficio Tutela Ambiente dal luglio 2002 all'agosto 2010 e di vicepresidente della Commissione tecnica regionale ambientale (Ctra) e della Via (Valutazione impatto ambientale).



In pratica Fior avrebbe abdicato alla sua funzione di controllore in cambio da una parte di consulenze lautamente ricompensante dalle società operanti nello smaltimento dei rifiuti.



L'ordinanza di custodia cautelare, disposta dal giudice per le indagini preliminari veneziano Roberta Marchiori su richiesta del pubblico ministero Giorgio Gava, eseguita questa mattina, arriva al termine di un'inchiesta complessa che ha visto al lavoro i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Venezia e i carabinieri del Noe di Treviso, e che ha avuto come tappa intermedia nell'aprile 2013 il sequestro da parte della Direzione distrettuale antimafia di Venezia dell'impianto di trattamento dei rifiuti della trevigiana Mestrinaro con l'accusa di miscelare gli scarti edili senza trattarli e di metterli sul mercato come cemento per sottofondi stradali.



A collaudare la struttura fu guarda caso l'ing. Fior, assunto quale consulente dalla stessa Mestrinaro, dopo aver partecipato nella sua veste appunto di responsabile dell'ufficio regionale preposto, alla fase istruttoria del procedimento di approvazione della richiesta di ampliamento del sito poi bocciata dal Consiglio di Stato.



La nutrita pattuglia targata Mose cosa c'entra? Tutto ruota attorno al cosiddetto Servizio informativo costituito all'interno del Consorzio Venezia Nuova e che Piergiorgio Baita nei diversi interrogatori definisce «uno sperpero totale di soldi dello Stato a beneficio di nessuno» che affida gli incarichi «senza nessun tipo di gara, a parenti, amici, cose del Consorzio» persino in ambiti che non hanno alcuna attinenza con la salvaguardia di Venezia e della sua laguna come evidenziato da questa inchiesta.





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