VENEZIA «Sono andata in Piazza San Marco sabato, quando abbiamo alzato il Mose, e ci sono tornata anche domenica, quando le barriere non sono state azionate. Il primo giorno...
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SCELTA POLITICA
«I test continuano - premette Zincone -, la prova del 9 ottobre è confermata. Sabato abbiamo raccolto molti dati, che ora andranno confrontati con altri per studiare meglio gli effetti delle barriere». Intanto, però, la prova di sabato ha spazzato via un po' di scetticismo e aperto la strada a nuove aspettative in città. «Adesso il Mose funziona - riassume il provveditore - E il sistema può essere azionato da zero a tre metri di marea, senza limiti, ma ad alcune condizioni». In particolare Zincone ricorda che «per abbassare le barriere bisogna aspettare l'equilivello tra laguna e mare, per evitare di creare un'onda». Quindi, sabato, con le paratoie alzate ad un livello di 70 centimetri di marea, salita poi in laguna fino a 75, si è dovuto aspettare che il mare (arrivato a 132 centimetri) scendesse allo stesso livello per poter poi abbattere le paratoie. Insomma prima si alza il sistema, più tardi si abbasserà. E la laguna e il suo Porto resteranno chiusi più a lungo. Un'altra scelta da ponderare. Un'altra «scelta politica» come ribadisce Zincone.
SAN MARCO
In questa fase di fine lavori e collaudo del sistema, fino a fine 2021, si è deciso per il momento di metterlo in funzione solo per maree sopra i 130. Poi comunque la quota indicata è di 110 centimetri. Chiaro che con questo meccanismo, se i numeri non saranno cambiati, alcune zone della città rischiano di finire a mollo ancora per anni. La Piazza innanzitutto. «Per quel che mi riguarda, cercherò di accelerare i lavori per la protezione dell'intera insula di San Marco - assicura Zincone -. Abbiamo un progetto definitivo, di Kostruttiva, Mate e Thetis. L'idea è di affidare la stesura di quello esecutivo agli stessi soggetti, per poi andare a gara. Al momento abbiamo le risorse per affidare l'esecutivo, non per mettere a gara l'opera». Servono oltre 30 milioni. «Contiamo che vengano sbloccati quei 520 milioni di risparmi sui mutui fermi a Roma, ne basterebbe una parte per iniziare» confida il provveditore. Poi ci vorranno almeno due, tre anni di lavoro. «Sarà un cantiere complesso - avverte Zincone - andrà eseguito per stralci, si lavorerà di notte, ci sarà bisogna di sorveglianza». Insomma prima si inizia, meglio è. Ora l'attenzione è per i soldi che Roma ha garantito di sbloccare. Potrebbero arrivare già con la conversione del decreto agosto. Si vedrà.
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Il Gazzettino