Lady Galan: «Villa Rodella restaurata con i risparmi di Giancarlo»

Sandra Persegato in aula
Mezz’ora tutta in attacco, per difendere a spada tratta il marito, Giancarlo Galan, «che tanto ha fatto per il Veneto»; per rispondere, non senza fastidio e un...

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Mezz’ora tutta in attacco, per difendere a spada tratta il marito, Giancarlo Galan, «che tanto ha fatto per il Veneto»; per rispondere, non senza fastidio e un pizzico di supponenza, alle domande taglienti del pm Stefano Ancilotto («perché dice non sono attendibile?»); per raccontare la fatica nell’acquistare villa Rodella con un «budget limitato», utilizzando i soldi accumulati dal marito «in una vita di lavoro» e con un mutuo personale «per il quale sto pagando ancora le rate»; per negare che i restauri siano stati pagati da qualche imprenditore, pur ammettendo «che erano in fila per finanziare Galan».


Sandra Persegato, l’ex dipendente regionale che nel 2009 ha sposato il suo “capo”, l’allora presidente della Regione Veneto, poi diventato ministro e quindi presidente della commissione Cultura della Camera, si è seduta ieri pomeriggio sul banco dei testimoni al processo Mose, accettando di rispondere a tutte le domande: innanzitutto quelle dell’avvocato Giovanni Chiello, il quale difende l’architetto che ristrutturò la villa di Cinto Euganeo, Danilo Turato, accusato di corruzione in quanto Piergiorgio Baita, l’ex amministratore della Mantovani, sostiene di aver pagato gran parte dei lavori assieme a Pierluigi Alessandri della Sacaim per “ricompensare” l’allora Governatore.
La moglie di Galan ha smentito Baita e Alessandri: «Abbiamo pagato tutto noi, con bonifici di cui si è occupato il nostro commercialista, Paolo Venuti - ha spiegato - Baita era uno dei tanti imprenditori con cui si confrontava mio marito, a me non era persona gradita. Alessandri non l’ho mai visto: avevo rapporti con la figlia, Domizia, con la quale parlavamo dei bambini».
Persegato ha ammesso di aver pagato villa Rodella in parte in “nero”, ma soltanto per 200mila euro (il venditore ha invece ammesso “nero” per 8-900 mila) con l’intenzione di trasformare la barchessa in un b&b. Poi ha sostenuto di non aver avuto soldi sufficienti per fare tutti i restauri necessari, mantenendo i pavimenti vecchi e sostituendo due finestre all’anno nonostante gli spifferi: storia davvero triste per una villa stimata 2.7 milioni.
La signora Galan non risparmiato parole di fuoco per Claudia Minutillo, ex segretaria di suo marito, poi diventata amministratrice di una società del gruppo Mantovani, Adria Infratrutture, la quale ha accusato l’ex Governatore di aver incassato mazzette: «L’ho letteralmente buttata fuori dalla Regione perché si comportava in maniera scorretta».
Quanto a William Colombelli, l’uomo delle false fatture Mantovani, tessera numero 5 di Forza Italia, ha ammesso di conoscerlo: «Portava grandi ceste di cioccolato a chi lavorava per la campagna elettorale».

L’udienza si è chiusa con la testimonianza della figlia di Mazzacurati, Elena, la quale ha negato che, fino al 2013, prima dell’arresto, il padre abbia mai dato segni di problemi di decadenza cognitiva: «Aveva un’ottima memoria e si muoveva bene», ha dichiarato rispondendo alle domande dell’avvocato Alessandro Moscatelli, che l’ha citata a difesa dell’ex eurodeputata Lia Sartori, accusata di finanziamento illecito per somme di denaro che Mazzacurati dice di averle versato in occasione delle campagne elettorali. Il processo proseguirà l’11 maggio. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino