Mose, il liquidatore: «Impossibile usare i fondi ministeriali per ripianare i debiti del Cvn»

Prove tecniche di funzionamento del Mose
VENEZIA - Lo «stato di crisi» per il Consorzio Venezia Nuova è iniziato «tra fine marzo e inizio aprile 2021, quando il ministero per le...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

VENEZIA - Lo «stato di crisi» per il Consorzio Venezia Nuova è iniziato «tra fine marzo e inizio aprile 2021, quando il ministero per le infrastrutture e la mobilità sostenibile ha comunicato al commissario liquidatore l'impossibilità di utilizzare parte dei fondi distribuiti al Mose per il ripianamento dell'esposizione debitoria», pena incorrere in infrazione Ue sugli aiuti di Stato. L'elemento emerge dal ricorso del Cvn al tribunale fallimentare di Venezia per la ristrutturazione dei debiti, presentato dallo studio Ambrosini di Vicenza per conto del liquidatore Massimo Miani.

L'istanza - si legge nel ricorso - è lo «strumento che allo stato consente di salvaguardare l'integrità del patrimonio del Cvn, scongiurando alla radice il rischio che alcuni creditori decidano di avviare in sede esecutiva attività di realizzazione delle pretese». Ai giudici il Consorzio incaricato di costruire il sistema Mose chiede l'emissione di un «divieto a iniziare o proseguire azioni esecutive o cautelari», sottolineando che «sono in corso trattative con i creditori per almeno il 60% dei crediti». In una nota, Miani precisa che al Mims è stata segnalata la posizione debitoria del Consorzio Venezia Nuova e di Comar per un importo tra i 250 e i 300 milioni, un deficit patrimoniale di oltre 200 milioni e un contenzioso attivo e passivo per circa un miliardo di euro.

 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino