Meglio cominciare a mettere i soldi in salvadanaio. Poco più di 625 mila euro al giorno, in 8 mesi abbiamo già totalizzato i primi 150 milioni di euro. Da qui in avanti si va a...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ma non è finita. Lo scandalo Mose è destinato a continuare, in un modo o nell’altro visto che la nomina dei Commissari - Luigi Magistro e Francesco Ossola - non è servita a far ripartire i cantieri e chi lavora al Consorzio racconta che tutte le carte vengono smistate all’Autorità per la lotta alla corruzione di Raffaele Cantone dal momento che a Venezia nessuno si fida a mettere l’autografo. Non solo, è un dato di fatto che non c’è nemmeno più nessuno che faccia il lavoro - almeno quello ufficiale - che faceva Mazzacurati, il vecchio presidente del Consorzio. Giovanni Mazzacurati andava su e giù da Venezia a Roma non solo con valigette piene di soldi, ma anche per spingere sull’erogazione dei finanziamenti che, non a caso, negli ultimi 10 anni sono arrivati in modo abbastanza regolare. Dopo Mazzacurati il nulla. Tant’è che i soldi, pur stanziati dal Governo Renzi per finire il Mose, sono rimasti fermi a Roma e solo in questi giorni sono stati sbloccati. Peccato che, nel frattempo, nessuno si sia preoccupato di mandare avanti la baracca e cioè la progettazione della parte che manca e peccato che nessuno nemmeno abbia fatto un cronoprogramma dei lavori con le ditte del Consorzio. Che sono state costrette tenere a casa gli operai. Ce ne sono 300 oggi in cassa integrazione. Non basta, le imprese, dalla Mantovani alle cooperative rosse stanno quantificando i danni dello stop ai lavori e si è già arrivati per l’appunto a 150 milioni di euro. Soldi che verranno chiesti al Consorzio Venezia Nuova - cioè ai cittadini che pagano le tasse - visto che la colpa del blocco è del Consorzio. "Ricominceremo ad assegnare i lavori a giugno - giura il direttore del Consorzio, Hermes Redi - ma l’assegnazione dei lavori non significa che si parte a giugno, è probabile che si debba conteggiare un altro mese di fermo e così non solo l’inaugurazione del Mose slitta di un anno - se va bene vedremo le dighe mobili in azione nel 2017 - ma il conto da pagare invece che diminuire, aumenta. Finora il Mose è costato ai cittadini 6 miliardi e mezzo di euro. Non basteranno per vedere le paratoie mobili in funzione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino