Mose, finiti i soldi: servono altri finanziamenti da Roma. Rischio incompiuta

Mose, finiti i soldi: servono altri finanziamenti da Roma. Rischio incompiuta
Il Mose ha bisogno di altri finanziamenti da Roma per far ripartire i cantieri che, altrimenti, rischiano lo stallo. Un'eredità, anche questa, di quel sistema di...

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Il Mose ha bisogno di altri finanziamenti da Roma per far ripartire i cantieri che, altrimenti, rischiano lo stallo. Un'eredità, anche questa, di quel sistema di tangenti con cui per anni il Consorzio Venezia Nuova di Giovanni Mazzacurati aveva mandato avanti i lavori della mega opera, senza badare ai conti. Ebbene, ora che i conti sono stati sistemati dai commissari messi alla guida del Consorzio, non ci sono più soldi: sfumati tra tasse da pagare, mutui da estinguere, arretrati vari, mentre si è aperto un contenzioso complesso con le stesse imprese del Consorzio. Chiamate in causa dai commissari per i lavori del passato, attendono di essere pagate e minacciano di bloccare il cantiere. Ecco il paradosso di un Mose che è già stato abbondantemente finanziato dallo Stato, ma che avrà ancora bisogno di soldi.


Se n'è parlato ieri, in una riunione a Roma, tra il provveditore alle opere pubbliche del Triveneto, Roberto Linetti, i funzionari del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e dell'Autorità nazionale anti corruzione. Un tavolo tecnico dedicato proprio al problema liquidità. E la soluzione emersa sarebbe quella di inserire una norma nella prossima legge di stabilità che consenta, nell'attesa di una futura definizione dei contenziosi, di anticipare i soldi alle imprese. I dettagli della questione saranno più chiari oggi, dopo un incontro a Venezia tra lo stesso Linetti e i commissari.
«Si tratta di fare chiarezza sul perché di questa mancanza di liquidità - anticipa, intanto, Linetti - Sia chiaro, con i commissari del Consorzio siamo dalla stessa parte, ma le questioni cono complesse e vanno chiarite meglio».
 
Erano stati gli stessi commissari, quest'estate, in una lettera al presidente dell'Anac, Raffaele Cantone, a sottolineare l'emergenza liquidità e sollecitare pagamenti più tempestivi da parte dello Stato. Solo per fare un esempio, dei 300 milioni fatturati l'anno scorso dal Consorzio, ben 267 se ne sono andati per estinguere il vecchio debito da 600 milioni contratto con la Bei. Alle imprese sono rimaste le briciole. E nei giorni scorsi Mantovani, che rivendica un credito di 40 milioni di lavori eseguiti per il Consorzio, ha avviato le procedure per licenziare 102 dipendenti.

Ora Linetti precisa. «I soldi sono stati stanziati. E noi abbiamo sempre pagato gli stati di avanzamento dei lavori. Avremo un arretrato di qualche milione, non di decine di milioni. Il problema è che i commissari si sono trovati di fronte a situazione disastrata e hanno dovuto far fronte a spese diverse. Per tasse non pagate, per fatturazioni false, per sub-appalti non retribuiti... Ora c'è un braccio di ferro con le imprese sul passato, ma intanto bisogna trovare un modo per pagarle e far ripartire i lavori». Ed ecco la soluzione legata alla prossima legge di stabilità. «Basta inserire una norma che, in attesa di una definizione civile e penale delle varie questioni, consenta allo Stato di anticipare delle somme per riavviare i cantieri».


L'ultima battuta del provveditore è per la sentenza che ha mandato assolta, tra gli altri, l'ex provveditore Maria Giovanna Piva. «Mi fa piacere per quel che riguarda la Piva. Il resto non lo posso commentare. Ma il fatto che una mia collega sia stata assolta mi fa piacere. Lo scandalo ha prodotto danni enormi a questa struttura».
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Il Gazzettino