MESTRE - Tutto per otto minuti, verrebbe da dire. Tanto dura la Salah, la preghiera dei musulmani. Nella moschea di via Fogazzaro non è diverso. I fedeli entrano, si...
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«Oggi mi sono fermato a cinque minuti, non vorrei che quei tre minuti in più potessero infastidire qualcuno». Mohamed, un giovane senagalese, non riesce a trattenere una punta di sarcasmo. Dalle 18 alle 21.30, durante il turno serale di preghiera, si arriva un po' alla spicciolata. Una quindicina di persone che si danno il cambio. All'interno: silenzio assoluto. Il sermone dell'Imam è un sussurro appena percettibile. «In via Fogazzaro è pieno di spacciatori e ubriaconi? D'accordo, ma questo cosa c'entra con la moschea?» Bai è un ragazzone del Gambia. Alto, atletico e sorriso a trentadue denti, parla un italiano impeccabile. «Io vivo a Marcon, lavoro da anni come saldatore professionale, guadagno bene. Tu hai sentito confusione? No, e sai perché? Perché qui si viene per pregare, non per fare rumore. Sono loro (i pusher, ndr) a sbraitare e infastidire la gente». Da domani le cose cambieranno: chiusa la moschea, si dovrà cercare una nuova struttura. Mohamed andrà nella moschea di via Monzani, Bai rimarrà a casa. «Noi musulmani possiamo pregare ovunque. Lo farò a casa mia - continua - ma è una questione di civiltà: quella struttura ce la siamo comprata, e adesso ci cacciano per colpa di tre lenzuola appese».
Il Gazzettino