Testa di maiale appesa in moschea Gli islamici: «Attacco stile Isis»

La testa appesa
MONTEBELLUNA - Sfregio, intimidazione o minaccia: la testa mozzata di un maiale appesa sulla porta del centro islamico Attawasol, usato anche come moschea, non preoccupa solo la...

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MONTEBELLUNA - Sfregio, intimidazione o minaccia: la testa mozzata di un maiale appesa sulla porta del centro islamico Attawasol, usato anche come moschea, non preoccupa solo la comunità musulmana. «È un fatto terribile. A dir la verità adesso abbiamo paura. Al pensiero mi tremano ancora le gambe». Morchid Sallahdine è l’Imam della comunità musulmana di Montebelluna. È lui ad aver trovato la testa di maiale mozzata legata alla porta di ingresso della moschea di via Piave.




«Non capivo cosa fosse, all’inizio ho pensato a una sagoma finta, in gomma. Sceso dalla macchina e avvicinandomi ho addirittura temuto si trattasse di qualcosa di peggio. Poi l’ho vista: era impressionante, gigantesca; penso fosse di almeno 10 chili. Grondava sangue ed era ben visibile anche il foro del proiettile con cui crediamo sia stato ucciso l’animale» racconta ancora incredulo.

«È un atto di violenza incredibile che abbiamo subito denunciato ai carabinieri», prosegue Abdellah Ajouguim, il portavoce del centro culturale. «In queste ore tanta la gente che ci ha manifestato solidarietà e come noi condanna questo tremendo episodio». Un atto di natura intimidatoria ancora senza un perché. «Ci hanno chiamato tante cooperative di pace tra cui una “Casa per l’uomo”, abbiamo e ricevuto anche il conforto di don Bruno della comunità di Giavera».


Sul fatto ora indagano i carabinieri di Montebelluna che mantengono però il massimo riserbo. Al setaccio i filmati delle telecamere della zona, specie quelle del bar, della farmacia e della profumeria in prossimità della moschea, ed è certo che la Procura apra un’indagine per chiarire quanto accaduto e individuare i responsabili. Con la comunità islamica che chiede protezione. «La voce si è sparsa ora dopo ora, qui veniamo a pregare non soltanto di sera ma anche di giorno e anche con i nostri bambini, molti dei quali sono davvero piccoli. Chiediamo anche al sindaco e forze dell’ordine più controlli» così Nessaa Nasredine, presidente di Attawasol. Nell’associazione culturale, radicata a Montebelluna da oltre 10 anni e scesa in piazza a manifestare il proprio dissenso dopo i fatti di Charlie Hebdo, qualcuno va oltre la semplice denuncia: «È un atto di ostilità simile a quelli dell’Isis». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino