Stop alle moschee abusive: in Friuli Venezia Giulia è già pronta una norma per la “stretta”

La Lega, con Dreosto, al lavoro per stanare i casi irregolari. Il provvedimento si baserà su criteri legati all'urbanistica

Luogo di preghiera islamico a Casarsa
PORDENONE - Una proposta di legge c’è già ed è di Fratelli d’Italia. Ma dal Friuli Venezia Giulia è pronta una norma organica che si...

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PORDENONE - Una proposta di legge c’è già ed è di Fratelli d’Italia. Ma dal Friuli Venezia Giulia è pronta una norma organica che si porrebbe l’obiettivo di risolvere una questione emersa in forma più chiara negli ultimi mesi, e per quanto riguarda la provincia di Pordenone nelle ultime settimane: la presenza di centri di preghiera islamici non autorizzati in garage, capannoni, vecchi negozi. 


E tra i parlamentari che stanno lavorando alla stesura del provvedimento c’è anche il pordenonese Marco Dreosto, tra i primi a intervenire in occasione dell’emersione di un centro di preghiera “abusivo” a Casarsa della Delizia


LA SVOLTA

Non si parla naturalmente solo di comunità musulmane. La norma varrà per tutti i tipi di culto. E avrà un impianto restrittivo dal punto di vista autorizzativo e urbanistico: niente più moschee “fantasma”, ma solamente luoghi di preghiera all’interno di edifici che saranno esclusivamente deputati a questa destinazione d’uso. Con i Comuni chiamati a controllare in modo più puntuale. I dettagli saranno spiegati - probabilmente già oggi - nel corso di una conferenza stampa della Lega. Ma come ha anticipato lo stesso senatore Marco Dreosto, «si tratterà di una proposta di legge dedicata proprio ai siti di preghiera». 


IL CONTESTO

La battaglia tra la sindaca di Monfalcone, Anna Cisint, la comunità islamica del comune dei cantieri navali e i vari gradi della giustizia amministrativa è sicuramente il caso più eclatante accaduto in Friuli Venezia Giulia. Ma di recente è tornato alla luce anche l’episodio di Casarsa, dove a due passi dalla stazione ferroviaria è sorto un centro per la preghiera dei cittadini musulmani all’interno dei locali di un vecchio calzolaio del paese. La porta che conduce alla moschea “abusiva” quasi non si nota. I vetri sono oscurati con dei fogli di carta, in modo tale da ostacolare gli sguardi indiscreti. All’interno gli spazi sono molto stretti. Il viavai di fedeli era diventato sempre più importante, con persone provenienti anche dai paesi vicini nei giorni della preghiera. I centri per la preghiera destinati alla comunità musulmana devono essere a norma, così come devono esserlo tutti gli altri luoghi di culto, dalle chiese alle sinagoghe. E i locali di Casarsa della Delizia sarebbero destinati solamente a un’associazione culturale. 

Minacce alla sindaca di Monfalcone, Anna Maria Cisint è sotto scorta


LA POSIZIONE

Sullo stesso tema anche l’assessore regionale alla Sicurezza, Pierpaolo Roberti: «Il tema dei centri culturali islamici non può e non deve essere strumentalizzato come una contrapposizione basata su culti diversi o diverse nazionalità - ha detto mostrandosi moderato il componente della giunta Fedriga -. Laddove si verifichino abusi è necessario che i comuni intervengano attraverso la polizia locale o segnalando a organi preposti indipendentemente se stiamo parlando di un ufficio usato come centro di culto o un terreno agricolo edificato abusivamente. Mi auguro che la discussione rimanga su questo piano e che su questo piano tutti siano d’accordo che le regole valgono e devono valere per tutti». Quando alla proposta di legge targata Fratelli d’Italia, il dibattito è stato già aperto a livello nazionale. Dal Friuli Venezia Giulia, invece, si muove il gruppo del Carroccio. 

 

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Il Gazzettino