Si è spento Gianfranco Cittadin: storico e amato "vigile urbano"

Gianfranco Cittadin
ROVIGO - (F. Cam.) Gianfranco Cittadin era un vigile urbano, quando ancora si chiavano così, prima della riforma di fine anni 80. E, per la precisione, un vigile urbano...

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ROVIGO - (F. Cam.) Gianfranco Cittadin era un vigile urbano, quando ancora si chiavano così, prima della riforma di fine anni 80. E, per la precisione, un vigile urbano motociclista. Una figura conosciuta e rispettata. Ma non temuta. Anzi, benvoluta. Perché grande era la sua generosità. Una delle figure di una Rovigo che non c'è più, se non nella memoria. E anche Cittadin ora non c'è più: se n'è andato venerdì, dopo aver combattuto con una lunga ed inesorabile malattia. Era ormai in pensione da anni, ma aveva conservato il proprio attaccamento a quello che per lui era un ruolo sociale prima che repressivo, vigilando con dedizione sulla propria comunità. Sempre pronto a spendersi per aiutare chi si rivolgeva a lui, è stato molto attivo anche nelle iniziative del corpo, come la "Befana dei Vigili", che i bambini di un tempo ben si ricorderanno o per le iniziative sportive, guidando da presidente l'ex gruppo sportivo dei vigili urbani di Rovigo, che aveva saputo distinguersi in tornei di calcio importanti come il Trofeo Provenzano e l'interforze Ciccarelli, aggiudicandosi anche il trofeo regionale del Veneto. Proprio questo gruppo, nell'estate di due anni fa si era ritrovato per una rimpatriata, in occasione della quale all'ex presidente Cittadin era stata consegnata una targa di riconoscimento per impegno e dedizione messi nel suo mandato. Lascia la moglie Mara, il figlio Nicola, celebre Maestro d'organo e le sorelle, i nipoti i parenti e tanti amici. Il funerale si terrà mercoledì nella chiesa di San Pio X, con il corteo funebre che partirà alle 15 dalla Casa del vento rosa di Lendinara.


L'IMPEGNO


La sorella Tiziana, ricordando il fratello, racconta di come, «all'arrivo dei primi profughi albanesi dopo il primo sbarco nel 91, si prodigò non solo per organizzare una corriera per andarli a prendere a Trieste secondo indicazioni del Comune di Rovigo, ma poi, giunti in città, li aiutò poi per mesi a sbrigare anche le minime faccende ed a muoversi nella nuova realtà rodigina. È stato un vigile con la V maiuscola con la missione nel sangue, e non quella dell'immaginario collettivo di fare multe, ma di occuparsi, appena ne aveva la possibilità, di aiutare il prossimo. La sua missione è continuata anche dopo la pensione. Per esempio, a Rosolina in estate, organizzando con un'associazione di un gruppo di amici, le uscite in piccole barche a vela e catamarani, per ragazzi diversamente abili, sino alla sopraggiunta malattia». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino