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BELLUNO - Arabba si è risvegliata come stordita, il giorno dopo la tragedia in cui ha perso la vita Massimo Crepaz, il 57enne vittima di un incidente sul lavoro mentre stava eseguendo un intervento di manutenzione sul pilone numero 13 della seggiovia che sale al rifugio Padon. Il dolore era visibile nei volti delle persone al bar e nei negozi, parole sussurrate con gli occhi bassi e quel senso di ineluttabilità che gela gli animi. L'ultimo saluto sarà dato domani pomeriggio, 7 settembre, a Pieve di Livinallongo del Col di Lana.
L’INDAGINE
Sul fronte legale non ci sono ancora iscritti nel registro degli indagati. La Procura di Belluno aveva aperto già nell’immediatezza della tragedia un “modello 45”, il fascicolo con atti non costituenti notizie di reato. L’inchiesta è stata affidata al sostituto Simone Marcon che dovrà decidere se procedere con l’autopsia o se sarà sufficiente l’esame cadaverico esterno. I passi successivi sono legati alla relazione che in queste ore lo Spisal sta redigendo dopo aver ricostruito la successione dei fatti culminati con la morte di Crepaz. Non è escluso che lo stesso Marcon possa chiedere un’ulteriore perizia proprio per far luce su quegli istanti che hanno preceduto la tragedia. Da una sommaria ricostruzione che però deve ancora essere confermata pare che l’uomo, esperto e da anni dipendente della società che gestisce l’impianto, la Arabba Funvie, stesse eseguendo una serie di interventi di manutenzione nella parte alta della seggiovia appeso ad un cestello metallico ancorato alla fune portante. A un certo punto però, erano circa le 10.30 di lunedì, qualcosa è andato storto: il fermo potrebbe essersi sbloccato facendo scivolare a valle il carrello con dentro Massimo Crepaz.
L’ITER
L’altra ipotesi è quella del guasto dell’impianto che blocca il movimento del carrello: in questo caso le conseguenze ricadrebbero su chi ha l’incarico di responsabile della sicurezza. Il Procuratore capo Paolo Luca prevede tempi lunghi prima che sia fatta chiarezza sulla dinamica e quindi sull’eventuale attribuzione della responsabilità. La famiglia intanto ha autorizzato la donazione degli organi, un gesto che riflette l’altruismo di “Mamo” questo era il suo soprannome, che lascia di sè un ricordo indelebile. La data del funerale non è stata fissata in attesa che vengano espletate le incombenze legali e l’autopsia che in queste ore potrebbe essere disposta. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino