PORDENONE - Paolo Cignacco è morto domenica pochi minuti prima di mezzogiorno, in un ospedale belga. Aveva 65 anni, compiuti il 4 maggio scorso. Nativo di Pordenone, era...
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Non si dà pace la moglie che lo ricorda come «una persona stupenda, buona e altruista. Un grande cuore, una grande umanità. Eravamo sempre io e lui, in ogni cosa, facevamo tutto insieme. È stato un buon marito che lascia in me un grande vuoto». Nell'ospedale belga, racconta la donna, è stato assistito anche da un medico italiano: «Loro hanno fatto tutto il possibile, lui ha combattuto fino alla fine, non si è mai arreso». Paolo non aveva mai interrotto i rapporti con gli amici di gioventù rimasti in Italia, come ricorda con affetto Roberto Bailot, tra i suoi conoscenti di vecchia data e con il quale si scambiava frequenti messaggi. Di nuovo il fratello: «Paolo era una persona molto generosa, talvolta fin troppo, di certo pieno di contagiosa vitalità, con un'energia vulcanica. Era anche sempre disponibile per tutti. In famiglia sapeva tenere alcune cose per se, fare delle scelte autonome, come l'andarsene in un Paese a lungo considerato pericoloso come il Congo».
Aveva affrontato con coraggio la malattia, «con me non la nascondeva, ma non era sua abitudine appesantire la condizione in cui si trovava, pur indubbiamente difficile». La sua filosofia di vita è forse riassumibile nella citazione che lui stesso ha scelto per il suo profilo social e che la dice lunga sullo spirito che lo contraddistingueva: "La vita è troppo corta per non viverla in allegria". In queste ore si stanno predisponendo i funerali di Paolo Cignacco che saranno celebrati venerdì alle 13 nella capitale belga; «poi il feretro sarà portato in Italia per la cremazione» rende noto la moglie. Il fratello annuncia invece che «sarrà celebrata una messa in suffragio alla parrocchia di Sant'Agostino, a Torre». Oltre al fratello maggiore e alla consorte, Paolo Cignacco lascia alcuni cugini e due nipoti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino