Morto "Dallas" Alberti, il maestro di sci che metteva in riga i rampolli delle grandi famiglie

Osvaldo Alberti Cadana, per tutti "Dallas"
CORTINA D’AMPEZZO - «Dallas ha dedicato la sua vita allo sci». Giovanni Alverà, presidente della Scuola sci Cortina, esprime tutto il suo rammarico...

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CORTINA D’AMPEZZO - «Dallas ha dedicato la sua vita allo sci». Giovanni Alverà, presidente della Scuola sci Cortina, esprime tutto il suo rammarico per la scomparsa di Osvaldo Alberti “Cadana”, nel soprannome ampezzano di famiglia. Era conosciuto come “Dallas” ovunque, in Italia e all’estero. Nato nel 1945, divenne maestro di sci molto giovane, a 21 anni aveva già qualifiche di eccellenza. Fu sia allenatore dei ragazzi che si dedicavano all’agonismo, sia istruttore nazionale dei maestri di sci e formò generazioni di professionisti della neve. «Ha sempre vestito la divisa della Scuola sci Cortina, è stato una icona della nostra società – ricorda Giovanni Alverà – con gli incarichi di vicedirettore e consigliere. Ha portato marchi importanti, di aziende nazionali, alla nostra scuola. E’ stato con noi sino al limite di età, fissato dalla statuto. A quel punto aveva già cominciato a manifestarsi la malattia che lo ha portato a una morte prematura. È una grave perdita per la nostra scuola, ma anche per l’immagine dello sci italiano. Fu un innovatore».

FAMIGLIA DI CAMPIONI
Saranno proprio i maestri della scuola sci Cortina, con la loro divisa rossa, a “portare”, come si usa in Ampezzo, ossia ad accompagnare il feretro sino al cimitero, il giorno del funerale, domani alle 15, nella basilica minore dei santi Filippo e Giacomo. Questa sera alle 20, nella stessa chiesa parrocchiale, sarà recitato il rosario dei defunti, occasione in cui la comunità si stringe ai congiunti, alla moglie Milena Sona, agli altri famigliari. Fra i tanti suoi allievi, avviò allo sci agonistico la cugina Maria Laura Alberti, che arrivò sino alla squadra nazionale di discesa libera: è la madre di Mattia Gaspari, pilota di skeleton, e di Giulia Gaspari, già atleta azzurra e campionessa italiana di snowboard.

IL COLLEGA
Paolo D’Amico, che fu collega di Osvaldo Alberti alla scuola sci Cortina, ne ha un ricordo intenso, che ha condiviso sui social, con diverse fotografie: «Osvaldo? Un personaggio eccezionale. Lui è stato il maestro, come tutti possono immaginarselo, ma fu anche un grande allenatore, con un carisma unico. Riusciva a mettere in riga tutti, anche i rampolli delle famiglie più blasonate d’Italia che gli affidavano i figli. Talvolta erano giovani viziati, pretenziosi, ma lui li metteva tutti in riga; un allenamento con il “Dallas” al Col Gallina, alle 6 di mattina, era come il servizio militare. E nessuno sgarrava. Da imprenditore seppe gestire per tanti anni la scuola estiva della Marmolada; realizzò il suo rifugio. Noi del paese ne abbiamo un ricordo affettuoso, di una cara persona, di una generosità unica, aveva una profonda bontà d’animo. Ha avvicinato tanti sport, ma lo sci per lui era tutto, sino all’ultimo. “Dallas” non è mai stato un campione nell’agonismo: non ne ha avuto bisogno, per rimanere nel ricordo di tutti come il maestro di Cortina».

DAL BOB AL DELTAPLANO


Appassionato di tanti sport, gareggiò con il bob. L’utilizzo del nomignolo “Dallas” iniziò proprio in quell’occasione, come egli stesso raccontò in un’intervista, per non far sapere alla madre Dorina che praticava uno sport così pericoloso. Fu tra i pionieri del volo libero, a Cortina e in Italia, una cinquantina di anni fa, pilota di deltaplano. Fra gli aneddoti che si ricordano del “Dallas” ci sono le prove per abituarsi alla velocità del chilometro lanciato. Con altri atleti di Cortina, tra i quali Bruno Alberti, fissò gli sci sul tettuccio di una Lancia Fulvia da competizione, guidata dal pilota di rally Sandro Munari, lanciata a 190 orari all’ora, sulla pista dell’autodromo di Monza. Imprenditore del turismo, gestì per molti anni la scuola di sci estivo, sul ghiacciaio della Marmolada. Nei pressi della sua abitazione di Lacedel, sulle piste da sci del comprensorio di Socrepes, realizzò il rifugio Ria de Saco, di recente ceduto alla firma dell’abbigliamento Franz Kraler. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino