Ucciso a 22 anni dalla leucemia, l'abbraccio di San Siro per Marco

Marco Innocente ucciso a 22 anni dalla leucemia
CASTELFRANCO - «Ci saremo a San Siro. Andiamo a vedere lo striscione per il nostro Marco e la sua squadra del cuore che gioca». Ha accettato l’invito arrivatogli...

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CASTELFRANCO - «Ci saremo a San Siro. Andiamo a vedere lo striscione per il nostro Marco e la sua squadra del cuore che gioca». Ha accettato l’invito arrivatogli direttamente dalla segreteria dei Milan Club, la famiglia di Marco Innocente, con mamma Sabina Dionese, il papà Dennis e la sorella Sara. E loro, seppur non sono grandi appassionati né tifosi del calcio, andranno fino a Milano lunedì 4 aprile, alle 20.45 per assistere alla partita dei rossoneri contro il Bologna. Durante la sfida, gli ultras sventoleranno uno striscione che porterà proprio il nome di Marco. Un po’ come quello che gli amici e i compagni della Virtus Castelfranco hanno portato in corteo martedì sera durante la fiaccolata che dal campo sportivo di Salvarosa ha raggiunto l’abitazione della famiglia e che recitava: “Iccio – così lo chiamavano gli amici – sempre nei nostri cuori”.

L’AFFETTO
Da quando venerdì, Marco si è spento ad appena 22 anni dopo aver contratto una meningite batterica fulminante in uno dei locali tra jesolano e pedemontana che ha frequentato insieme agli amici nei precedenti fine settimana, la famiglia è stata circondata dall’affetto di parenti e degli amici, anche quelli di Marco. E ora anche i tifosi del Milan, la squadra del cuore del 22enne. «Ringraziamo tutti per l’affetto che ci state dimostrando e che siamo sicuri continuerete a dimostrarci», ha detto la famiglia durante la fiaccolata di martedì.

LA GRANDE PASSIONE


Marco non si perdeva nemmeno una partita dei “diavoli rossoneri” e nemmeno dell’Italia. Era un grande appassionato del calcio. In prima elementare aveva militato nel Giorgione calcio e poi, crescendo, aveva iniziato a giocare a calcetto a 5 con la Virtus Castelfranco. Spesso si trovava anche con degli amici nel campetto vicino agli impianti sportivi di via Redipuglia per tirare qualche calcio al pallone. Ma le partite dei grandi, quelle non se le perdeva mai. Le guardava seduto sul divano, in salotto, da solo o anche in compagnia, spesso con il suo amato gatto nero che aveva chiamato Theo in onore del suo giocatore del cuore: Theo Hernandez. Anche quel giovedì in cui stava male, con febbre a 37.6 e nausea, non si era perso la partita della Nazionale contro la Macedonia. Era andato a letto scontento per quella sconfitta. Poi le sue condizioni sono andate via via peggiorando e venerdì mattina, dopo la corsa in ospedale, il decesso. Eppure Marco c’è ancora. C’è nei ricordi di tutti quelli che gli volevano bene e che martedì hanno preso parte alla fiaccolata in suo onore e ci sarà anche a San Siro, nello stadio del Milan, tra gli ultrà, a saltare e fare casino proprio come piaceva a lui. L’ultimo saluto a Marco sarà dato domani alle 15.30 nel Duomo di Castelfranco, le offerte andranno a sostenere la Città della Speranza. 
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Il Gazzettino