SPRESIANO - Potrebbe essere stata una dose sbagliata di lidocaina, un anestetico locale, ad aver causato l'arresto cardiaco risultato fatale a Vittorio Silvestrini, il...
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L'INDAGINE
Visentin, imprenditore che aveva fondato nel 1979 la Pelrarredi di Azzano Decimo (Pordenone), si era presentato da solo al centro di chirurgia estetica. L'operazione consisteva nella riduzione di una piccola cicatrice sul petto, rimasta dopo un precedente intervento, che si infiammava con lo sfregamento del braccio. Subito dopo aver anestetizzato la parte interessata il 72enne si è sentito male ed è morto poco dopo l'arrivo dei sanitari. Saranno gli esami di cuore e polmoni, ma soprattutto i test sui campioni di sangue, a chiarire se in effetti è stata una dose sbagliata di lidocaina a provocare la crisi cardiaca o se il malore sia capitato per puro caso. Il pubblico ministero Anna Andreatta ha aperto un fascicolo in cui ipotizza il reato di responsabilità colposa per morte in ambito sanitario, indagando i due medici che erano presenti nella sala operatoria, un toscano e un padovano. Al vaglio degli inquirenti ci sono anche le manovre di rianimazione a cui Silvestrin è stato immediatamente sottoposto in attesa che arrivasse l'ambulanza. La Procura ha inoltre disposto il sequestro delle cartelle cliniche, delle strumentazioni e dei medicinali trovati nella sala operatoria.
IL PRECEDENTE
Non è la prima volta che La Clinica Estetica finisce nel mirino della Procura. Il centro medico privato è diretto dal chirurgo plastico Francisco Mora Zambrano, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Sul centro pende infatti una precedente indagine che riguarda una operazione di mastoplastica conclusasi con il coma della paziente. Il precedente risale al 2016. Una donna di 62 anni di Cessalto si affida alle cure del centro per sottoporsi ad un intervento di mastoplastica al seno. Come nel caso di Silvestrini l'operazione era stata programmata da tempo e la donna si presentò da sola per sottoporsi all'intervento. Ma poche ore dopo i medici furono costretti a richiedere l'arrivo urgente del 118 perché la paziente era finita in coma. Da allora non si è più completamente ripresa a causa dei danni cerebrali permanenti che le sono stati diagnosticati e la famiglia è stata costretta a ricoverarla in una struttura poiché necessita di costante assistenza. I magistrati trevigiani hanno aperto un fascicolo in cui risultano indagati un 50enne anestesista di Pistoia e lo stesso titolare, entrambi con le ipotesi di reato di lesioni colpose gravissime.
Denis Barea
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Il Gazzettino