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PONZANO - Quando il fratello, che non lo sentiva da mesi, è entrato nell'appartamento di via Caotorta 6, di cui aveva le chiavi, si è trovato di fronte ad una scena terribile. Immerso in una puzza raccapricciante, Giancarlo Cavinato, cinquantottenne di Ponzano, giaceva morto, in avanzato stato di decomposizione. Quella stessa scena di fronte alla quale si sono trovati i Carabinieri di Montebelluna, il Suem e la Protezione civile di Montebelluna, immediatamente giunti sul posto dopo esser stati chiamati dal fratello stesso. Erano circa le 16,30 di ieri quando un evento che da certi punti di vista ha dell'incredibile ha squarciato il velo su una vicenda che, probabilmente, rappresenta la testimonianza evidente della situazione di isolamento nella quale viveva il 58enne.
I FATTI
Sulle cause della morte ci sono ben pochi dubbi. Si sarebbe trattato di un decesso per cause naturali, probabilmente un infarto che non gli ha lasciato scampo, come ha rilevato il medico legale dopo una prima analisi del corpo. Il decesso sarebbe avvenuto, come ricostruito dalla condizione del corpo e dagli ultimi contatti, circa tre mesi fa.
DOMANDE SENZA RISPOSTA
Ma, se la dinamica della morte non lascia dubbi, ne suscita invece il fatto che un uomo sia potuto scomparire per tre mesi dalla sua rete familiare, di vicinato, di paese senza che nessuno se ne sia accorto. Che Giancarlo Cavinato vivesse isolato e avesse qualche difficoltà nelle relazioni è noto. Ma l'accaduto supera ogni aspettativa plausibile. E il sindaco Antonello Baseggio, informato dell'accaduto, è rimasto sconvolto. «Credo che il distanziamento sociale abbia portato a un allontanamento sociale - dice - Speriamo di tornare alla vita di sempre per riprenderci i rapporti umani fondamento di una società che vive il proprio territorio con solidarietà e vicinanza. Mi auguro davvero che ci sia una spiegazione sul perché nessuno lo abbia notato. Era una persona che sicuramente aveva problemi di solitudine e non solo. So che faceva l'autista e in passato aveva perso il lavoro; poi forse ne aveva svolto altri. Rimango però sconcertato da una rete familiare che non lo cerca da mesi ma anche da una comunità che non si accorge di un'assenza così lunga. Sono tanti i piccoli gesti quotidiani che ci mostrano che una persona c'è: penso ad esempio all'esposizione dei bidoni della spazzatura. Come è possibile che nessuno se ne sia accorto?». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino