TREVISO - Il traguardo, l’ultimo della sua lunga e fortunata vita, lo ha tagliato ieri verso le 18. Il cuore di Giovanni Pinarello, la popolare "maglia nera" del Giro...
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Pinarello era uno dei nomi più affermati e apprezzati nel mercato della bicicletta mondiale. Il suo brand è diventato un simbolo, i suoi modelli un must. Lo piange la città di Treviso di cui è stato ambasciatore con le sua specialissime sempre all’avanguardia tecnologica, sempre una pedalata davanti a tutti i concorrenti. Lo piange il mondo dell’industria e dello sport, del ciclismo in particolare che a distanza di poco più di una settimana dalla morte di Alfredo Martini, si ritrova nuovamente listato a lutto per la scomparsa di un altro "grande vecchio".
La notizia ha fatto rapidamente il giro del mondo veicolata da internet e dal tam-tam dei social network. Il sito ufficiale della Cicli Pinarello ha annunciato quasi subito la scomparsa pubblicando la foto del suo fondatore con le date di nascita e morte. Idem sulla sezione di Facebook dove gli attestati di cordoglio hanno invaso la home page in tutte le lingue. «Questa è la vita - dice affranto il primogenito Fausto, 52 anni - È arrivato fino a 92 anni, il suo capolinea. Ma ultimamente era troppo fragile. Nella vita ha fatto tutto quello che gli piaceva fare, sempre nella speranza di farlo piacere pure ai figli. Il prossimo anno con il Giro gli faremo un bel regalo».
Tanti auguri grande uomo
«Il nonno ha iniziato a stare poco bene verso le 17 -racconta il nipote Nicola Della Pietà, figlio di Carla, la secondogenita di Nani- così abbiamo subito chiamato l’ambulanza. Ma è stato tutto inutile. Dopo una mezzoretta ci ha lasciati senza soffrire. Ha così raggiunto Andrea che lo aspettava. Ci troviamo ancora di fronte ad un vuoto incolmabile». Giovanni, ottavo di 12 fratelli, era nato a San Sisto di Lancenigo il 10 luglio 1922. Era stato professionista per 7 stagioni, dal 1946 al 1953 con Lygie, Stucchi e Bottecchia. Il suo mito era Alfredo Binda. La popolarità in gruppo arrivò non tanto per le vittorie (nove) ma per la maglia nera conquistata al Giro 1951. Fu ultimo (75°) a tre ore e mezza dal vincitore Fiorenzo Magni col quale compì il giro d’onore al Vigorelli di Milano. Epici i duelli ingaggiati con Malabrocca. Nell'edizione successiva fu sostituito all'ultimo momento da Fornara. La Bottecchia lo ricompensò con 100mila lire, soldi che gli servirono per aprire la bottega, la sua fortuna. Una volta sceso di bici a 31 anni ebbe l’intuizione di mettersi in proprio. Da artigiano ben presto, favorito dal boom economico del dopoguerra, divenne industriale. Fondò un impero, uno dei marchi del “made in Italy” più affermati. Vincitore di classiche, titoli, Tour, Giri e Vuelta a grappoli da Bertoglio, Chioccioli a Delgado, Indurain, Ullrich, Froome, Wiggins e tantissimi altri. Che ora lo ricordano. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino